Non è possibile sapere in quanti verranno e quanto tempo resteranno. Il fenomeno migratorio ucraino, appena iniziato, si evolve con lo stesso conflitto e rende particolarmente difficoltosa la messa in moto della macchina dell’accoglienza nelle città. Per ora gli arrivi sono pochi e avvengono tramite la rete privata delle parentele: nipoti o figli che raggiungono i genitori o i nonni in Italia e che contano di tornare in Ucraina il prima possibile. Ma se la Russia dovesse prevalere nel conflitto, lo scenario che si apre è ben diverso: in quel caso arriverebbero in centinaia di migliaia (Toscana, Emilia Romagna e Lombardia sono le regioni con le comunità ucraine più numerose) e con l’obiettivo di rimanere. In queste ore di incertezza molti pratesi si sono fatti avanti mettendo a disposizione del Comune appartamenti e case sfitte per l’accoglienza di questi nuovi profughi, anche se il sindaco Matteo Biffoni avverte: “Almeno in una prima fase si tratta di una strada poco praticabile”. Il piano del comune di Prato prevede di accogliere gli ucraini nelle strutture delle reti Cas e Sai che ospitano migranti afgani e africani, ma prevedendo soluzioni dedicate, visto che dall’Ucraina arrivano per lo più donne sole con bambini. Un’altra questione è quella sanitaria: chi arriva dai paesi dell’est o è privo di copertura vaccinale contro il Covid o è vaccinato con Sputnik, siero non riconosciuto in Europa. Solo il dpcm atteso dal governo permetterà di porre questi migranti sotto l’ombrello sanitario delle regioni, che si dovranno attivare autonomamente con tamponi e vaccini.
2 Marzo 2022