“Fin quando i cinesi non impareranno ad agire nella legalità non potrà esserci integrazione”. Sono le parole, più o meno definitive, pronunciate dal sindaco Cenni, che oggi ha affrontato le tematiche del distretto cinese insieme ai suoi 8 alleati e al coordinatore provinciale di Forza Italia Riccardo Mazzoni. La visita del ministro Boschi ha lasciato il segno. La dichiarazione del ministro sul fatto che i cinesi possono rappresentare una risorsa non è andata giù a Cenni e ai rappresentanti delle liste che lo appoggiano. Il sindaco uscente ha ribadito che il Comune ha fatto tutto il possibile per contrastare il fenomeno, mentre dal governo sono arrivate solo chiacchiere. “Il ministro Maria Elena Boschi è solo l’ultimo dirigente della sinistra – in ordine di tempo – a venire a Prato per emettere sentenze sull’immigrazione cinese senza, evidentemente, conoscerla. Per il ministro Boschi “i cinesi possono essere anche una risorsa e le responsabilità sono anche degli italiani che li sfruttano come i loro connazionali”. Un giudizio che poteva avere qualche attinenza con la realtà venti anni fa, non certo oggi”. “Il distretto illegale cinese muove un giro di affari di 1,8 miliardi di euro che sfuggono a ogni controllo e un’evasione annua stimata in circa 800 milioni – si legge in una nota diffusa dalla coalizione che appoggia Cenni – La giunta Cenni, attraverso il corpo di Polizia municipale, unitamente con il gruppo Interforze, in questi anni ha intrapreso per la prima volta nella storia della città un lavoro straordinario nella lotta alla concorrenza sleale, soprattutto cinese: 29.837 i macchinari sequestrati e 651 gli immobili. 1.665.611 euro incassati dal Comune, cifra entrata nel bilancio comunale e in larga parte destinata all’attività dell’amministrazione nel campo del sociale”. All’attacco anche il coordinatore provinciale di Forza Italia, Riccardo Mazzoni. “Il ministro dell’Interno, alla prima e unica riunione del Tavolo nazionale per Prato ha annunciato che “lo Stato è pronto a mettere in campo anche ipotesi di interventi specifici nella normativa” per la zona di Prato, pur di risolvere il problema della diffusa irregolarità – ha detto Mazzoni – Alfano ha promesso il rafforzamento della presenza dello Stato sul territorio e normative specifiche a partire dalla confisca e della restituzione al territorio dell’enorme flusso di denaro illecito che parte da Prato attraverso i money transfer; Nel recente incontro al Quirinale con una delegazione composta dai massimi rappresentanti delle istituzioni pratesi il Presidente Napolitano ha auspicato una convocazione più puntuale del Tavolo nazionale per Prato, ma al momento non c’è stato alcun incremento degli organici delle forze dell’ordine e gli Uffici legislativi del Ministero dell’Interno non hanno ancora avviato lo studio di quella normativa specifica per Prato annunciata dal ministro Alfano. L’attuale governo di centrosinistra, nonostante le promesse di Alfano e l’interessamento del presidente della Repubblica, non ha ancora mosso un dito per Prato. Con la ciliegina del ministro Boschi che viene qui in campagna elettorale ad annunciare che il governo aiuterà Biffoni e che l’illegalità cinese è colpa anche dei pratesi. Perché il governo non si muove subito, prima delle elezioni? Renzi come premier si muove nell’interesse delle comunità locali o nell’interesse elettorale dei suoi amici?”.
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