Stazione: auto, bus, taxi, parco: troppe funzioni per una piazza
La sosta su via Giannone non ha alleviato l'ingresso principale. Bus scollegati dalla ferrovia: i treni portano traffico in città
Piazza Stazione ha una dimensione ampia, sconosciuta alle città prive di linee nazionali come la Direttissima, e tante, troppe funzioni che finiscono per soffocarla.
Funzioni legali: parcheggio di auto-moto-bici dei pendolari; capolinea dei bus e dei taxi; parco urbano con prosecuzione sul lungofiume; grande rotatoria per il traffico dal centro a Pietà, Castellina, zona nord e liceo Copernico; percorso pedonale per alcune di quelle stesse mète; accesso a condomini borghesi; transito verso lo stadio per tifosi ospiti, quando ci sono e arrivano in treno.
Funzioni illegali o tollerate: spaccio, prostituzione.
Troppe cose per un ettaro di giardino ghiaioso, mai visto ordinatissimo, dall’aria eternamente provvisoria, come il mondo che popola ogni stazione: si arriva e si riparte per andarsene, sempre in fretta.
La funzione di parcheggio avrebbe dovuto essere alleviata dal raddoppio dei binari da quattro a otto e l’apertura del sottopasso pedonale della stazione su via Giannone e i grandi spazi di sosta su quel fronte. Nulla da fare. Auto di pendolari attorno ai giardini, senza turn over durante la giornata. Il capolinea dei bus ha alleggerito il centro storico, ma quelle imponenti presenze, cariche di studenti alle ore di punta e con pochi pensionati o vuote negli altri orari coprono alla vista il pur ampio portale della stazione. Sarebbe tollerabile, se treni e bus dialogassero e questi ultimi raccogliessero i passeggeri in arrivo (o vi accompagnassero quelli in partenza). Ma non c’è una seria intermodalità ferro-gomma a livello di trasporto pubblico. E nemmeno al livello individuale del bike-sharing, con – quando c’erano – le due ruote d’uso collettivo derubate dagli stalli o oggetto di vandalismi o prelievi di pezzi. E così le bici private. Chi sale o scende dal treno aggiunge auto o moto al traffico collassante della città. Inoltre, macchine e bus oltre ai taxi, rendono impossibile la sosta breve di cortesia per accogliere un passeggero ai binari, o attenderlo all’uscita senza doppie e triple file. Il Comune annunciò ad agosto il restyling complessivo e la razionalizzazione delle pensiline da farsi entro il 2024.
Migliorabili la massicciata sull’ascesa allo scalo merci e il fronte stadio; la cura del giardino è condizionata dalle frequentazioni diurne e notturne. La sporadica prostituzione fin dal mattino e di ragazze cinesi che dal bordo fiume accompagnano i clienti nelle case sul Mercatale non invitano sulle panchine neanche il viaggiatore costretto alla più lunga delle attese. Benché la stazione offra appena un bar, l’edicolante, pochi negozi e ospitalità relativa.
Con la sera, parte lo spaccio, arrivano pattuglie di polizia e carabinieri. Per i militari nelle stazioni, piacciano o no, c’è da aspettare – se arriveranno – il 2024.
IERI E OGGI Piazza stazione non ha un passato che induca nostalgia. Non glorie da raccontare, a meno che non si considerino tali le serate anni Settanta con la prostituzione dei due generi qui considerati all’epoca a dividersi l’area. Composte signore in andirivieni col treno da Pistoia (assieme alle burrasche sarebbero state citate in una memorabile canzone delle Pagliette). E impomatati, profumatissimi, sgargiantemente abbigliati signori dagli irresistibili nomi d’arte, conosciuti, rispettati e in qualche modo rassicuranti. Pronti ad ingaggiare, talvolta, finti mercanteggiamenti con giovinastri in auto che li provocavano. Forma a parte, accettazione sui generis, non contezza di omofobia.
Di certo tutto perse senso e si spense sulla spinta di una tragedia nazionale – il delitto Pasolini – ed una locale – il rapimento Baldassini – avvenuti nel giro di pochi giorni, quarantotto anni fa, proprio a inizio novembre. Sulla prostituzione maschile si spense il reciproco sorriso e lo si trasferì dalle piazze e dai viali al futuro cinema di Tognazzi. E le serate e le notti pratesi diventarono guardinghe, con lunotti blindati, body guard, rassicuranti ritrovi collettivi e al chiuso.
La stazione restò più sola e un po’ inquietante, com’è oggi, con padri di famiglia che magari a piedi, vanno a riprendere le figlie che tornano dopo le otto di sera, col treno.