7 Novembre 2023

“E i mobili si ricomprano”: il carattere dei pratesi nell’alluvione vista in tv

Si mostrano locali sommersi senza lamenti. Da città abituata a risolvere i problemi


Ci sono o gli allagamenti  che entrano nelle case con la forza impetuosa dell’acqua e c’è  l’alluvione che entra in casa attraverso la TV. I collegamenti in diretta, i servizi che un tempo e forse ancora oggi la Prato sempre un po’ dimenticata dalle istituzioni e dai media avrebbe voluto in ben altre circostanze, per altre finalità. Mostrare il suo ciclo produttivo, le sue stoffe, le sue bellezze. E non taverne e scantinati sommersi. Masserizie accumulate. Da dove  emerge (emerge è la parola giusta) il carattere dei pratesi. Poco inclini a piangersi addosso e a piangere in generale. Come se umidità non ce ne fosse abbastanza. Lunedì 6 novembre,  tg  nazionale delle 14.30. Cronista e telecamera nella taverna di una casa. L’acqua è stata rimossa, i mobili sono un ammasso informe sul pavimento e contrastano con il bell’ordine in cui sono rimasti soprammobili e un dipinto su porcellana su una mensola in alto. La signora mostra il segno di dov’era arrivata l’acqua. “Poteva andar peggio e i mobili si ricomprano” dice con naturalezza. Non è ostentazione di ricchezza, legittimata dai dettagli di quella che pare  una bella casa di benestanti. È piuttosto la constatazione che si è ancora tutti vivi e integri e che niente è irreparabile, finché si può ricomprare. Dal gruppetto di anziani ripreso di fronte a un presidio sanitario in Vallata arriva il racconto senza enfasi di cosa sia successo, del servizio sociale che resta chiuso. Non ci si lamenta, si sopporta e si guarda avanti come fa chiunque abituato a far da sé.

Perché poche città come questa sono abituate a risolvere i problemi da sola. I pratesi non hanno mai avuto, nel dopoguerra ma nemmeno prima, una grandissima o solo grande azienda che desse lavoro e fosse mamma, burbera magari ma anche  dolce e consolatrice in casi di calamità come questo. E qui non c’è mai “stato lo Stato“, con le sue dettagliate diramazioni e la cultura dell’assistenza che ne è collegata. E se è arrivato, lo Stato, è solo da qualche decennio, con uffici scarnificati e sommari.  E i pratesi ci hanno messo del proprio: di una piccola società o ditta ne hanno create due piccolissime, perché ognuno fosse  padrone di se stesso. Anche nella difficoltà collettiva emerge la propensione a pensare da soli, a risolvere i problemi in proprio. Aiutandosi l’un l’altro, però. Chi ha casa all’asciutto scrive su un cartello,  come successo a Vaiano, che ci sono posti liberi a tavola. Ci si aiuta da soli o fra di noi senza aspettarsi che sia il cielo a farlo, quel cielo peraltro per nulla benigno in questi giorni.

Anche nel dramma o nella tragedia i pratesi non mostrano il senso   del tragico. Terrestri e terragni. La prova definitiva ha data l’imprenditore Guazzini, presentandosi al vicepremier Tajani con in mano una giacca bagnata e infangata della sua confezione. Invendibile. Il paesaggio intorno racconta senza parole una città allagata. Guazzini è arrivato con in mano la prova provata che è tutto vero, purtroppo.

Buongiornoprato@tvprato.it

 

disegno di Marco Milanesi