Fabio Cavallucci nuovo direttore del Museo Pecci. Ma il sindaco tiene la porta aperta a Sgarbi: “Sarà utilissimo per Prato”


Fabio Cavallucci è il nuovo direttore del museo Pecci, la cui riapertura al pubblico è prevista per la prima metà di maggio con una mostra che esporrà le opere della collezione permanente e di collezionisti pratesi. Il consiglio di amministrazione ha ufficializzato oggi il nome del nuovo direttore, al termine di una selezione fra le 38 candidature pervenute al bando, tra cui quella di Vittorio Sgarbi che resta in corsa per un ruolo di “sovrintendente” dei musei cittadini.

Nella conferenza stampa di presentazione Cavallucci, che dal 2010 dirige il Centro di arte contemporanea Castello Ujazdowsky di Varsavia, ha tracciato le linee guida per il rilancio del museo: una forte integrazione tra le arti, comprendendo anche musica,  teatro, performance danza e cinema; un dialogo costante con il territorio avviando un percorso di ascolto con associazioni e personalità locali; e l’apertura del centro Pecci a collaborazioni internazionali. Cavallucci assumerà l’incarico dal primo di maggio, e rimarrà in carica per tre anni; il compenso – ha spiegato il presidente del Centro Pecci Roberto Cenni – rientrerà nei limiti previsti dal bando (80 mila euro l’anno lordi con eventuali bonus fino ad un massimo del 20% legati al raggiungimento di risultati prefissati).

“Se discutiamo su Cavallucci o su Sgarbi non discuteremo mai dei contenuti più importanti: quale ruolo assegnare all’arte e cosa vogliamo fare per il Pecci – ha detto il nuovo direttore del Centro per l’arte contemporanea pratese -, che ha insistito molto sul ruolo dei media, dicendosi sconvolto dal tenore delle trasmissioni televisive italiana.
“Non siamo soddisfatti fino in fondo dell’arte di oggi – ha detto Cavallucci -. Occorre un passo che ci porti più vicino alla società. Sempre di più l’arte deve cercare di toccare i motivi che interessano tutti e la vita quotidiana di ciascuno di noi. Se l’arte si riduce a un bell’oggetto da collezionare significa che si è smarrito il valore per cui l’arte nasce”.

Il sindaco Cenni, presidente del Centro Pecci, ha insistito sulla nuova vocazione turistica di Prato. “Siamo conosciuti come città industria o città invasa dai cinesi, ma Prato è tante altre cose e chi è venuto a visitare la mostra Officina pratese ha avuto una percezione positiva e molto diversa da questa immagine stereotipata. Il Pecci può dare un contributo utilissimo per compiere questo salto culturale: qui a Prato ci sono collezionisti incredibili, una conoscenza diffusa dell’arte contemporanea e una vocazione alla sperimentazione artistica, che ha portato ad esempio alla nascita del teatro d’avanguardia con Ronconi e Strehler”.

Cenni continua a tenere aperta la porta a Vittorio Sgarbi: “Ha augurato che andassi a finire in un fosso e in quel periodo aveva piovuto parecchio – ha detto il sindaco -. Ma credo che al di là di questo Sgarbi sia  un personaggio, che può essere non utile, ma utilissimo a Prato per far conoscere all’esterno il proprio enorme potenziale culturale, finora tenuto nascosto. La città ha bisogno di relazioni e qualsiasi relazione è fondamentale, così come è fondamentale lavorare tutti insieme”.

Breve curriculum di Fabio Cavallucci


A 29 anni ha fondato e diretto, fino al 1998, la Galleria di arte contemporanea “Vero Stoppioni” di Santa Sofia di Romagna.  Dal 2001 al 2008 ha  guidato la Galleria Civica di Arte contemporanea di Trento, organizzando più di 350 mostre in otto anni. Dal 2006 al 2008 è stato coordinatore di “Manifesta 7. Biennale europea di arte contemporanea” realizzata in Trentino Alto Adige nel 2008. Nel 2010 è stato direttore artistico della XIV Biennale Internazionale  di Scultura di Carrara e dallo stesso anno dirige il Centro d’arte contemporanea Castello Ujazdowsky di Varsavia che comprende, oltre al dipartimento delle arti visive anche musica, teatro, danza e cinema.

Dario Zona

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