“Io penso che siano state le parole di Flora: quando, al termine del funerale di Davide, ha detto che la donazione di midollo osseo non aveva salvato la vita di suo fratello, ma gli aveva dato una speranza. Ecco: questa cosa della speranza ci ha colpito molto anche a noi, e ci ha fatto cominciare a riflettere. Perché era per quella speranza, con quella speranza che Davide viveva”. Tommaso Rosati la spiega così, quella scintilla che si è accesa in lui e nel gruppetto di amici storici di Davide Lufrano, scomparso due mesi fa a causa di una grave forma di leucemia, e che li ha portati a sentire l’esigenza di volerne sapere di più di quel gesto – la donazione del midollo osseo appunto – che ha dato una speranza al loro amico, “che gli ha dato tanta forza per andare avanti, comunque, fino all’ultimo”. È così che insieme con Giacomo Agabio, Pedro Tossani, Antonio Liguori e Alberto Marchi (gli ultimi due sono medici), Tommaso ha scoperto che “donare il midollo è una cosa estremamente semplice, e non è dolorosa”, e soprattutto che sono tanti i miti da sfatare rispetto a un tipo di donazione che continua ad essere molto meno conosciuta e praticata di quella del sangue. Da qui la voglia di farlo sapere anche agli altri, organizzandosi per incontrare piccoli gruppi, cominciando dagli scout di cui tutti sono membri.
Loro per primi sono diventati donatori di midollo, “ed è stato semplicissimo”, spiega Tommaso. “Io sono andato in un centro di prelievo del sangue, e mi hanno prelevato una provetta. Poi sono stato inserito in una banca dati, dove i miei dati sono stati messi a disposizione a livello mondiale”. Qui infatti arriva “il bello”, o forse, “il brutto”: “Non è affatto facile, purtroppo, che il proprio midollo sia compatibile a sufficienza con quello di qualcuno che in quel momento ne ha bisogno. Ho amici che da anni sono inseriti nella banca dati ma che non sono mai stati chiamati”, spiega Tommaso. Solo nel momento in cui si trova un ricevente compatibile, allora il donatore viene chiamato e viene chiesta la sua disponibilità a procedere ai due passaggi successivi: “Ci sono altri due passaggi – prosegue Tommaso – un secondo prelievo e poi infine il vero e proprio intervento di donazione del midollo, che grazie alle tecniche moderne può essere eseguito addirittura con la sola assunzione di un farmaco e poi un successivo prelievo. Ma al momento del passaggio intermedio, non è detto che si passi a quello finale”. Un processo lungo, che rende ancora più urgente la necessità di essere inseriti nella banca dati. “Per quanto riguarda il midollo osseo, ognuno di noi è unico, davvero: nel senso che è perfettamente compatibile solo con se stesso”, spiega Tommaso. “In pratica nel mondo potrebbe esserci una sola altra persona con cui si è compatibili: in genere la compatibilità è direttamente proporzionale alla parentela, ma nel caso di Davide non è stato così. Il suo donatore era un tedesco di 23 anni, e la compatibilità era al 90%, che è anche molto alta”.
Per spiegare tutto questo, e spingere soprattutto i giovani a diventare donatori, Tommaso e i suoi amici si stanno organizzando per fare incontri sul territorio pratese. “Bastano pochi minuti con i ragazzi più grandi per sfatare tanti miti”.
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