Luca Roti: “A Rondine ragazzi israeliani e palestinesi immersi in un silenzio pieno di pace”
E' pratese il presidente della coop che gestisce i servizi della Cittadella della Pace. "Chiedono ai nostri ospiti di scendere in piazza, noi li proteggiamo"
L’attacco di Hamas contro Israele e gli abissi che stavano per spalancarsi sul mondo sono stati accolti con un lunghissimo silenzio, a Rondine. Poco dopo la strage del 7 ottobre due ragazzipalestinesi e un israeliano si sono avviati nel bosco, camminando per ore, senza parlare. Ognuno avvolto nei propri pensieri, ma fisicamente assieme agli altri. Assieme quello o quelli che in patria sarebbero indicati come “nemici” senza se, senza ma, senza forse. E che a Rondine non sono mai tali.
Nella Cittadella della Pace in provincia di Arezzo che si chiama col nome soave e francescano del borgo che lo ospita, le guerre sono di casa. E Rondine è la casa dove le guerre si stemperano, si esorcizzanom si elaborano ospitando ragazzi appartenenti a paesi o fazioni o etnie o tribù o religioni che a casa loro sono separati dalle armi e che qui convivono, uniti da un progetto di Pace.
Al volante del “motore” di Rondine c’è un pratese. Luca Roti (foto), sessantasei anni, ex bancario, sposato, padre di tre figlie e nonno. Cattolico e uomo di fede. Il “motore” della Cittadella della Pace è la coop Rondine servizi, diciotto dipendenti, sei dei quali categorie protette che si occupa di logistica, acquisti, gestione delle cucine e degli alloggi, pulizie. Roti presiede la Coop dal 2020, quando a Prato concluse un’esperienza politica ventennale, fra popolari, Margherita, Pd.
Roti, com’è stato accolto, a Rondine, lo scoppio della “guerra” in Israele, in Palestina?.
“Con grande lutto e apprensione. I ragazzi israeliani sono rimasti particolarmente spaesati. Hanno 24-25 anni e mai avevano assistito a un attacco terroristico come quello sferrato da Hamas. Due ragazze israeliane si sono chiuse in camera, un paio di giorni, il ragazzo ha scelto.la meditazione in rispettoso silenzio coi palestinesi.
La guerra ha fatto irruzione anche nella cittadella di pace.
“La guerra non ha mai abbandonato Rondine. Attualmente abbiamo ragazzi che in patria sarebbero coinvolti in quattro scenari di conflitto: i Balcani, fra serbi e kosovari; l’Africa con lotte intestine in Mali, Nigeria, Sierra Leone; il fronte russo-caucasico, con l’Ucraina e quello fra armeni e azeri e il Medio Oriente: Israele, Pakestina, Libano”.
Come lavorate?
“Cercando di neutralizzare il conflitto attraverso due strumenti: la conoscenza reciproca, favorendo il dialogo e la convivenza fra ragazzi appartenenti a opposti schieramenti; e con l’istruzione, la cultura. Docenti di storia, sociologi, antropologi analizzano con le coppie di ragazzi le cause dei conflitti, favorendo la conoscenza e la comprensione delle ragioni dell’altro, ipotizzando un nuovo ordine possibile”.
Mentre i ragazzi sono qui in una bolla di pace, le loro famiglie, in patria rischiano la morte.
“Sono in continuo contatto telefonico, s’informano, dialogano. Ma siamo convinti del nostro progetto: in patria ci si combatte, ci si uccide per appartenenza, qui si abbatte la prima barriera che porta ai conflitti: si conosce la persona. Così avviene ad esempio fra le tre ragazze ucraine, le due russe e il siberiano che stanno affrontando il secondo e ultimo anno dell’esperienza di Rondine”.
Non c’è il rischio che tornati in patria al termine dell’esperienza qui, i ragazzi vengano riassorbiti nei conflitti?
“Non tutti tornano, molti diventano, anche fisicamente, cittadini del mondo. Ma abbiamo una riprova fortissima e tangibile che Rondine resta nei cuori. Che quanto si è appreso non si dimentica”.
Quale?
“Abbiamo contattato in questi giorni le nostre Rondini d’oro, oltre quaranta fra palestinesi e israeliani che dal 1998 ad oggi hanno vissuto l’esperienza di Rondine. Nessuno di loro ha accettato di partecipare ad operazioni militari o con uso delle armi. Hanno rifiutato qualsiasi chiamata, nessuno di loro è riservista”.
Qui in Toscana i ragazzi di Rondine ricevono invece chiamate per scendere in piazza e portare il proprio contributo alle manifestazioni a sostegno della pace.
“A Rondine si dice che nei momenti in cui si accendono le guerre nel mondo, noi veniamo ‘bombardati dal curiosismo’. Oppure come accade in questa fase, si sollecitano i nostri ragazzi a un’esposizione pubblica da cui cerchiamo di proteggerli. Tuteliamo la loro privacy e la loro emotività e lininvitiamo a non esporsi. Non dimentichiamo che la sede di Rondine è costantemente monitorata dalle forze di polizia come le moschee, le sinagoghe, i potenziali obiettivi sensibili”.
Quale messaggio diffonde, Rondine, in questi giorni drammatici?
“Ci ha scritto Guy, israeliano, nostro ospite alcuni anni fa. Una lettera bellissima, di cui cito la chiusa: ‘vinceremo noi, ne sono certo. Noi Israeliani e palestinesi insieme. Perché la luce supera il buio e l’amore l’odio”.
Luca Roti non è il solo pratese protagonista a Rondine. Matteo del Gramsci Keynes e Martino dello scientifico San Niccolò sono fra i 29 studenti che frequentano il quarto anno superiore della sezione distaccata a
Rondine del liceo Colonna di Arezzo, aggiungendo alle materie curriculari ore di relazioni internazionali, storia, sociologia. A sostenere il progetto che quest’anno riguarda Matteo e Martino è da tempo la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
Ieri, sabato 21 ottobre una delegazione di pratesi è stata in visita alla Cittadella della Pace di Rondine, accolti da Caterina, ucraina, ed Ilia, russo, entrambi studenti della World House e dalle “rondinelle d’oro” Leonardo di Arezzo e Giacomo di Prato. La delegazione, accolta da Roti, ha quindi incontrato Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine.