6 Ottobre 2023

Il Dagomari che torna (per poco) in centro storico non cancella gli errori del passato

Via fabbriche, banche, uffici, tribunale, negozi, ospedale, senza restituire funzioni: una scuola (a tempo) non fa primavera. Un buon programma per i prossimi candidati


Il temporaneo trasferimento dell’istituto tecnico commerciale Dagomari in piazza Duomo, nell’ex Stella d’Italia raccoglie vasti consensi. Mi unisco al coro, per l’opportunità di vedere la piazza affollata di giovani anche di giorno e per il messaggio educativo che si trasmette a questi frequentando il centro, imparando a rispettarlo e – speriamo – a prevenire intemperanze notturne.

La scuola che torna in centro storico (dove anche il Dago ebbe sede prima di trasferirsi in viale Borgovalsugana) per il tempo dei lavori alla sede consente per una volta una revisione dei tempi passati, in genere – e un po’ acriticamente – condiderati sempre belli per Prato. La città che negli anni Sessanta e Settanta governò l’impetuosa crescita demografica commise certo un errore col trasferimento dal centro di funzioni destinate ad animare le varie cittadelle che andavano formandosi nelle nuove periferie lungo gli assi di via Valentini e del viale della Repubblica che all’intersezione con la Declassata era tutto un campo, a inizi anni Settanta.

Via tribunale e carabinieri per formare la cittadella giudiziaria con le vicine questura e sede della Guardia di Finanza, seguite dagli studi di avvocati e commercialisti. Via le scuole superiori per la zona di via Valentini (magistrale, Copernico, Classico) e poi per il definitivo e funzionale polo tecnico a San Giusto. E via le banche per la city sorta tra via Valentini (una ventina sportelli in 200 metri) e viale della Repubblica. Lo spostamento delle banche fu funzionale alla madre di tutti i trasferimenti dal centro storico e immediati dintorni, quello sì, lodevole, che riguardò le fabbriche tessili. Fino agli anni Ottanta la Campolmi era attiva entro le mura. Pecci, Befani, Sanesi, Michelagnoli, Lucchesi operavano appena fuori o a ridosso di queste. Coi trasferimenti delle aziende ai Macrolotti o comunque sul lato sud della declassata, era necessario che le banche seguissero le imprese.

Perseguendo le magnifiche sorti delle cittadelle tematiche nelle periferie, ci si dimenticò di restituire funzioni al centro, salvo quelle culturali col Metasrasio, il salvataggio del Politeama e il bellissimo recupero della ex Campolmi. Poi, con due templi dei consumi e del divertimento come Gigli e Parco Prato (anticipati dell’effimero avvento di Pratilia) sparirono dal centro anche i negozi e buona parte dei cinema ed esattamente dieci anni fa il trasloco dell’ospedale (accessibile più in teoria che di fatto da piazza del Collegio) completò l’opera.

Nel rallegrarsi per un Dagomari che torna temporaneamente, va preso atto che in quel palazzo l’hotel ristorante Stella d’Italia manca da cinquantanni, così come è chiuso il Flora (e il Palace è in perenne restauro: a proposito di velleità turistiche). E resta la triste constatazione che per restituire vita a un palazzo storico (e bellissimo) affacciato sulla piazza del Duomo sia occorsa per due volte la mano pubblica: prima la Provincia coi suoi uffici, ora una scuola. In altre città con un centro ancora vivo h 24, quell’edificio sarebbe conteso da privati locali o catene internazionali (quante volte si è sognato uno Zara). Ma col centro animato (e per fortuna) di notte, due centri commerciali alle costole, l’e.commerce dilagante c’è poco da sognare:  sarà un buon tema anche per i prossimi candidati fare i conti con la realtà. E al Dagomari, i conti insegnano a farli bene.

 

Buongiornoprato@tvprato.it

 

disegno di Marco Milanesi

 

Commenti
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