20 Dicembre 2013

Dal 2015 cancellati i teatri Stabili. E il Metastasio ha già iniziato a lottare per diventare Teatro Nazionale – VIDEO


Il Consiglio d’Amministrazione del Metastasio Stabile della Toscana fa gli auguri a tutti i pratesi e promette un 2014 “da leoni”: alla luce della nuova riforma del teatro, voluta dal ministero dei Beni e delle attività Culturali, dal 2015 sarà infatti ufficialmente cancellato il titolo di “Stabile”, a fronte di una divisione dei teatri in “Nazionali” e “di interesse pubblico”. In particolare, saranno i teatri Nazionali a sostituire e gli Stabili e il Metastasio sta già preparando le carte per candidarsi a ricevere questo titolo: “Diventare Teatro Nazionale – chiarisce il presidente Umberto Cecchi – vorrebbe dire ricevere contributi statali molto più interessanti. Inoltre, in Toscana siamo l’unico teatro che ha tutti i requisiti per vedere accolta la sua domanda: mille o più posti a sedere, produzioni curate da attori e scrittori giovani, sia italiani che stranieri e volontà di investire in qualità”. È questo l’obiettivo del CdA dell’attuale Stabile di via Cairoli: entro la fine di gennaio 2014 dovranno essere presentate le candidature al Ministero, che avrà tempo circa novanta giorni per decidere. L’effettività della carica partirà dal 2015, quando diventerà applicabile la riforma del teatro del ministro Bray. “Questo cambiamento comporterà molte cose – sottolinea il direttore artistico Paolo Magelli – non solo da un punto di vista economico. Potremo approfondire il nostro lavoro sulla formazione, a livello non solo cittadino, ma regionale, anche se già facciamo molto sia con la scuola dei mestieri del teatro al Magnolfi che con le attività per le scuole. Insomma faremo un teatro sempre più sociale.”. Questo nuovo titolo comporterà però una maggiore stanzialità delle attività dei teatri: se prima, cioè, le compagnie degli Stabili producevano e strutturavano dei tour in giro per il paese, adesso sarà il teatro “Nazionale” ad attrarre spettatori e interessi. “Finalmente saremo costretti ad andare in giro più per l’Europa e meno per l’Italia – continua Magelli – il nostro teatro è stato per un secolo costretto a girare per i palchi del paese, cosa che di fatto non portava nessun tipo di guadagno e fin troppi costi. Con questa riforma le cose cambieranno. Dobbiamo approfondire il senso di un lavoro sul territorio in cui lo si produce e non in altri luoghi”.

Umberto Cecchi sul teatro nazionale from tvprato on Vimeo.