Chi si recasse all’estero, senza bisogno di lasciare l’Unione europea, troverà pochi stati nei quali servono i documenti per collegarsi a internet. Sta di fatto che per motivi legati all’antiterrorismo, con normative che si susseguono e s’aggiornano dagli “anni di piombo” a oggi, la necessità di identificare chi va sul web torna utile all’azione di contrasto alle attività gestite da cinesi. E’ così che ieri mattina, un equipaggio delle volanti ha controllato un internet point di via Marini, accertando la
presenza di un nutrito gruppo di giovani cinesi, seduti dinanzi a postazioni collegate alla rete che alla vista della volante cercavano di dileguarsi. Nella circostanza, con l’ausilio di una seconda autopattuglia, gli agenti riuscivano a bloccarne una buona parte procedendo alla loro identificazione. Tutti i 12 ragazzi controllati, di cui 10 di età compresa tra i 16 e 17 anni, risultavano in regola con il permesso di soggiorno, mentre l’accertamento espletato nei confronti della gestione dell’esercizio, consentiva di accertare l’assenza della proprietaria, già denunciata per reati specifici di inosservanza al testo di pubblica sicurezza, e di identificare il suo delegato. Gli operatori appuravano che nel locale erano presenti 68 terminali a fronte di 58 dichiarati in licenza ed inoltre, il responsabile non aveva ottemperato a tutte le prescrizioni indicate dalla normativa in materia con mancanza di regolare registrazione dei clienti collegati alla rete, condizione questa che determinava una denuncia in stato di libertà. Denunce simili sono, va detto, state in passato fatte a cittadini di varie nazionalità e non solo a Prato. Il problema di fondo, semmai, è uno.
La polizia non ha fatto altro che il suo lavoro. Il legislatore, semmai, lo ha fatto temendo fin troppo il web e la libertà d’espressione. Altre sarebbero le norme da adottare in termini di tracciabilità del denaro e, soprattutto, di tassazione delle rendite o, anche, di chi gestisce attività di trasferimento del denaro stesso.
Per quel che riguarda il web, in casi simili, quasi sempre il terrorismo c’entra davvero poco e ciò vale anche per le tante “pastoie” burocratiche a carico di chi gestisce, italiano o straniero che sia, internet point o attività relative alla rete e alle nuove telecomunicazioni.