“Assessora” e “consigliera”: in palazzo comunale la parità di genere comincia dal linguaggio
A Prato avviato l'iter per modificare lo Statuto e rendere sempre visibile il genere femminile nei rapporti istituzionali
“Assessora” e “consigliera”: nel comune di Prato dovranno essere usati i femminili per riferirsi alle cariche detenute dalle donne. Si è concluso in commissione 1 il percorso di revisione dello Statuto, la carta fondamentale del Comune che ne regola l’ordinamento generale: il prossimo step è l’approvazione in consiglio e poi per legge, nell’ambito dei rapporti istituzionali, tutti saranno tenuti a rendere sempre visibile il genere femminile aggiungendo il termine “assessora”, “sindaca”, “consigliera” ogni qual volta ricorra il solo termine al maschile.
La consigliera comunale del Pd Matilde Rosati: “La proposta di modifica è arrivata da Pd, Demos, Sport per Prato e dalla consigliera indipendente Silvia Norcia
Entrando nello specifico delle nuove regole, per “oscuramento di entrambi i generi” si intende l’utilizzo di sostantivi neutri: se si è in dubbio e lo scivolone è in arrivo per esempio nel designare gruppi misti di uomini e di donne, meglio usare le parole “soggetto” o “persona” oppure un bel collettivo, come “presidenza” per riferirsi a colei che in futuro potrebbe ricoprire il ruolo attualmente detenuto da Gabriele Alberti, presidente del consiglio comunale.
La consigliera del Pd Rosati: “Tramite l’uso del linguaggio pensiamo che si possa incidere sul retroterra culturale”
Immediata la risposta dei consiglieri di Centrodestra Leonardo Soldi e Claudiu Stanasel: “L’approccio proposto dal Pd di ‘oscuramento di entrambi i generi’ risulta superficiale e disconnesso dalla realtà delle donne italiane. Il Pd sembra voler ignorare l’esistenza di molte parole femminili che nella nostra lingua vengono utilizzate indistintamente per uomini e donne, quali dentista, odontoiatra, camionista, autista, pilota, astronauta, professionista, statista, e molte altre. Non c’è mai stato il pensiero di cambiarle in “dentisto”, “camionisto”, “autisto”, “piloto”, “astronauto”, “professionisto”, o “statisto” – continuano Soldi e Stanasel -. Cambiare lo Statuto comunale in nome di un’ideologia di genere non apporta benefici reali ai cittadini, bensì offre un pretesto al Partito Democratico per decidere come dovremmo parlare e pensare. Noi ci opponiamo e ci opporremo sempre a tali tentativi, poiché la lingua è un riflesso della società, non uno strumento per cambiarla. Modificare le parole che usiamo non cambia le realtà sociali sottostanti. È nostro dovere, in quanto rappresentanti del popolo, garantire che le libertà linguistiche e culturali dei cittadini non siano compromesse da tentativi di imposizioni linguistiche che rischiano di creare più confusione che promuovere l’uguaglianza di genere.
Nel gruppo Centrodestra contrasteremo questa proposta ideologica che, oltre a non risolvere problemi reali, rischia di creare divisioni inutili. Siamo qui per i cittadini di Prato, per affrontare le questioni che veramente contano”, concludono i due consiglieri.