“Era partito proprio da Prato l’appello per rendere possibile il riutilizzo delle acque reflue, finalmente qualcosa si muove con il decreto del Presidente della Repubblica che armonizza la disciplina nazionale a quella europea. Adesso chiediamo al Governo e al Parlamento di rendere tutto operativo entro l’estate”. Così il sindaco Matteo Biffoni esprime soddisfazione per il Dpr che proprio in questi giorni, fino al prossimo 31 marzo, è in consultazione pubblica sul sito del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, un atto firmato dal Presidente Mattarella per adeguare la normativa italiana sul riutilizzo delle acque reflue urbane depurate ed affinate per diversi usi a quella europea.
“Tra poco ci troveremo a dover affrontare nuovamente l’emergenza idrica, con l’assurdo paradosso di avere scorte di acqua depurata inutilizzate a causa della mancanza di normative che ne consentano l’utilizzo per fini irrigui o per il lavaggio strade, per esempio – ricorda il sindaco Biffoni -. Proprio la scorsa estate facemmo presente il problema al ministero dell’Ambiente e lo scorso settembre ci confrontammo con i tecnici del ministero portando l’esempio di Prato con Gida”.
Il confronto con il MASE
Il sindaco Matteo Biffoni e il presidente di Gida Alessandro Brogi avevano incontrato il 15 settembre scorso i funzionari del ministero dell’Ambiente responsabili del settore per rendere quanto prima operative le richieste partite dal distretto pratese sull’utilizzo dell’acqua depurata, segnalando l’esigenza di avere risposte certe che permettessero a Prato di utilizzare tutti i 10 milioni di metri cubi annui che Gida recupera. Di questi, infatti, ne vengono reimpiegati soltanto 3,5 milioni per le lavorazioni industriali, mentre con le autorizzazioni ministeriali e regionali sarebbe possibile farlo anche per altri scopi come lavaggio strade o irrigazione.
La nuova normativa europea
Dal prossimo 26 giugno, si applicherà negli stati dell’Unione europea il nuovo regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo (n.2020/741 del 25 maggio 2020) che definisce per la prima volta requisiti minimi per l’utilizzo delle acque di recupero. A oggi il testo nazionale e quello europeo si differenziano per una serie di profili, tra cui l’ambito di applicazione e diversi utilizzi, l’approccio basato sulla gestione del rischio, le categorie dei soggetti responsabili, una diversa tipologia di approccio per la verifica di qualità delle acque.
“E’ bene che la normativa italiana venga subito adeguata anche con le disposizioni che evitino un doppio binario normativo. Ci auguriamo che la prossima estate si sia in grado di poter ampliare gli ambiti di utilizzo” – ribadisce Biffoni, che aggiunge anche la richiesta di sgravi per le aziende che utilizzano acque di recupero: “Così come si prevedono incentivi e sistemi premianti per il risparmio energetico, credo fermamente che sia necessario un provvedimento analogo per quelle imprese che riducono il consumo di un bene prezioso come l’acqua utilizzando quella di recupero. Anche su questo punto credo sia importante lavorare a livello nazionale”.