Nell’arco di un decennio – dal giugno 2012 allo stesso mese 2022 – a Prato sono spariti 296 negozi di commercio al dettaglio. Nello stesso periodo è però notevolmente cresciuta la curva dei pubblici esercizi – bar, ristoranti e strutture ricettive – diventati 124 in più. I dati attuali si collocano comunque tendenzialmente al di sotto dei numeri registrati in epoca pandemica. Sono gli elementi che emergono dall’ultimo report stilato dall’Ufficio studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nei centri urbani, prendendo in considerazione le attività fuori e dentro il centro storico.
Una fotografia di medio e breve periodo, quella rilasciata, che manifesta un trend preoccupante: la progressiva erosione del commercio al dettaglio è un fatto acclarato e la fase ascendente vissuta da alberghi, bar e ristoranti non basta per supplire al dislivello che si è venuto a creare.
Più nel dettaglio, se nel 2012 le imprese legate al commercio al dettaglio nel centro storico erano 970, oggi sono 832 (- 14,23%); un dato, quello odierno, largamente inferiore anche rispetto al 2019: in epoca pre-Covid c’erano infatti 891 attività.
Segno negativo anche per i negozi fuori dal centro, con le 994 attività del 2012 che sono diventate 836 dieci anni più tardi (- 15,9%). Anche in questo caso, il fenomeno si è particolarmente aggravato durante la pandemia: nel 2019 erano 902.
Nel complesso, sommando le attività fuori e dentro il centro storico, il divario è tra i 1964 negozi del 2012, contro i 1668 del 2022: 296 attività sono sparite (- 15,07 %), di cui 125 negli anni 2020-2022 caratterizzati dal Covid.
Il quadro è amaro, soltanto parzialmente mitigato dai dati che emergono dal versante dei pubblici esercizi, con alberghi, bar e ristoranti che fanno segnare una risalita. Nel centro storico nel 2012 erano 460 le imprese del segmento, diventate poi 498 dieci anni dopo (+ 8,26%): un dato incoraggiante, in questo caso anche superiore alla media 2019 (quando le attività registrate erano 491). Per quanto riguarda la cerchia fuori dal centro storico, se dieci anni fa il dato afferente alberghi, bar e ristoranti era di 373 imprese, nel 2022 diventa di 459 (+23,6%): sorprendente, certo, ma ancora non in linea con i livelli del 2019 (499 imprese).
In generale, sommando tutti i pubblici esercizi, lo scarto che si ottiene è tra le 833 attività del 2012 e le 957 del 2022 (+ 14,89 %).
“Quella che possiamo osservare – è il commento di Gianluca Spampani, Presidente di Confcommercio Pistoia e Prato – è una dinamica alquanto preoccupante rispetto al processo di desertificazione del commercio al dettaglio. Per invertire quanto prima questa tendenza occorre accelerare tutti quei processi che possono determinare una tangibile riqualificazione urbana. Il commercio, oltre ad essere tratto identitario del nostro territorio è da sempre spinta per la sua economia ed assolve, con i suoi presidi, ad una vitale funzione sociale. Dunque, se da un lato ci conforta parzialmente la crescita vissuta dai pubblici esercizi, dall’altro è cruciale ricorrere in modo sempre più adeguato e selettivo alle risorse di strumenti come il PNRR, per scongiurare questa progressiva e pericolosa erosione”.