14 Settembre 2022

Costi energetici, aumentano le tariffe di smaltimento dei liquami. Per il settore spurgo una stangata da un milione di euro

A questi costi vanno aggiunti gli aumenti del gasolio per garantire gli spostamenti alle cisterne degli spurgo. Incrementi del carburante che si traducono in spese per migliaia di euro in più al mese per ogni azienda del settore. La replica di Publiacqua


Un ticket di quattro euro a tonnellata applicato da Gida e un aumento medio di 7 euro a tonnellata stabilito da Publiacqua. E’ una stangata da un milione di euro l’anno quella che si è abbattuta sul settore degli spurgo. Tutto è legato ai rincari energetici che hanno portato gli impianti di depurazione ad alzare le tariffe per lo smaltimento dei liquami. Gli aumenti di Publiacqua per l’impianto di San Donnino a Firenze sono già in vigore e variano fra i 6 e gli 8 euro, il ticket energetico di 4 euro imposto da Gida sarà invece in vigore da domani.

Per il Consorzio Spurghisti Associati, che in Toscana raggruppa 46 aziende del settore degli spurgo fra Prato, Firenze, Pistoia, Siena, Valdelsa e Valdarno, i conti sui costi maggiorati sono presto fatti. Negli impianti di Gida vengono conferite 149.000 tonnellate l’anno di liquami (l’aumento è quindi di 596mila euro col ticket energetico), mentre a San Donnino le tonnellate smaltite sono 56.000 per un incremento di costi di 392mila euro. Insomma il conto complessivo sfiora il milione di euro. A questi costi vanno poi aggiunti gli aumenti del gasolio per garantire gli spostamenti alle cisterne degli spurgo, col diesel che è salito da 1,4 euro al litro a 1,8 euro (e negli scorsi mesi aveva ampiamente sfondato il muro dei due euro). Incrementi del carburante che si traducono in spese per migliaia di euro in più al mese per ogni azienda del settore.

“Purtroppo questa situazione ha una sola via d’uscita: aumentare i costi del servizio di spurgo effettuati ad aziende, condomini e privati – spiega Massimo Durgoni, vicepresidente del Csa -. Per rendere economicamente sostenibile il servizio siamo costretti a prevedere incrementi fra il 25% e il 30%. In questi mesi, nonostante le difficoltà sotto gli occhi di tutti, non abbiamo mai aumentato le tariffe rispetto agli aumenti subìti per lo smaltimento dei liquami. Oggi, purtroppo, non abbiamo alternative e siamo costretti ad alzare i prezzi”.

Durante la pandemia, proprio per venire incontro alle famiglie in difficoltà, il consorzio aveva offerto uno sconto del 5% a tutti quei condomini che decidevano di saldare le fatture entro sessanta giorni dall’emissione. I costi per effettuare il servizio però corrono sempre di più giorno dopo giorno, e hanno costretto il Csa ad arrivare all’attuale adeguamento delle tariffe. Non solo. Per il settore degli spurgo resta sempre la problematica dello smaltimento dei fanghi, la cui unica soluzione a oggi è quella di finire in discarica. Una dinamica che comporta costi vertiginosi per gli impianti e che si ripercuotono sulle tariffe degli spurgo. Il settore invece chiede da tempo una prospettiva di realizzazione di impianti innovativi, capaci di trasformare i rifiuti in energia, aiutando tutta la filiera a calmierare i costi, e a vantaggio anche dell’utente finale. “Questi aumenti dei costi del servizio non ci lasciano affatto indifferenti – conclude Durgoni -. E proprio per questo motivo nei prossimi giorni terremo degli incontri nelle varie province con i rappresentanti degli amministratori di condominio per valutare assieme l’evolversi della situazione”.

Al Consorzio Spurghisti Associati replica Publiacqua, che in una nota afferma: “non corrisponde al vero l’affermazione ‘gli aumenti di Publiacqua per l’impianto di San Donnino a Firenze sono già in vigore’ in quanto al momento CSA paga la tariffa stabilita dal contratto sottoscritto dal medesimo consorzio lo scorso anno. In vista della scadenza di tale contratto, Publiacqua negozierà con CSA le condizioni economiche di un eventuale nuovo contratto analogo a quello in scadenza nell’ambito di una normale trattativa commerciale tra le parti, tenendo conto del rincaro dei prezzi”. Publiacqua precisa inoltre che “gli aumenti tariffari oggetto della nota di CSA non sono dovuti, o lo sono solo in minima parte, ai rincari energetici ma bensì alla ben nota vicenda che nel giugno scorso, in virtù di un provvedimento della Regione Toscana che di fatto determinava l’impossibilità a ricevere i reflui presso l’Impianto di San Donnino, aveva portato alla temporanea chiusura del medesimo impianto. Un provvedimento che comportava e comporta un aggravio di costi per il gestore che Publiacqua non può certo addebitare sui cittadini/utenti. Questo a maggior ragione se si tiene conto del fatto che il servizio di smaltimento dei reflui provenienti dalle fosse settiche non è parte integrate del servizio idrico integrato e che, quindi, Publiacqua lo assolve come soggetto che opera sul libero mercato”.