“Non ho nessuna intenzione di candidarmi in Parlamento: io non me la sento di lasciare la città ora, perché ho un impegno con la mia comunità e molto ancora da fare e perché questo è il mestiere più appassionante che io possa svolgere”.
Parole di Matteo Biffoni, sindaco di Prato, che ha pubblicato questa mattina un post sul proprio profilo Facebook affidando ai social il suo pensiero. Un modo per rimarcare le sue intenzioni e probabilmente per sgombrare forse definitivamente il campo dalle ipotesi e dalle voci che vorrebbero per il primo cittadino di Prato un impegno a livello nazionale. Nello specifico una candidatura in Parlamento in vista delle elezioni del 25 settembre. Candidatura che ovviamente costringerebbe Biffoni a lasciare il posto da sindaco quasi due in anticipo dalla naturale scadenza del
mandato, fissata nel 2024.
“Amo la mia città e voglio rimanere a fare il sindaco” ha rimarcato Biffoni nel suo post se ancora non fossero chiare le intenzioni.
Le indiscrezioni sulla possibile candidatura di Biffoni in Parlamento sono nate dopo l’incontro di ieri che ha visto il segretario del Pd Letta a colloquio con i sindaci. Letta gradirebbe un aiuto dai sindaci che godono di maggiore popolarità e hanno scadenza di mandato nel 2024, auspicando una loro candidatura nei collegi uninominali per trainare voti. Identikit che portano principalmente a due sindaci toscani: Nardella e Biffoni, appunto. Ma Biffoni evidentemente ha idee diverse e lo ha specificato questa mattina, mettendosi a disposizione per la campagna elettorale a sostegno del partito, ma con ruoli ben definiti e un orizzonte che lo vede ancora sindaco.
Che la porta fosse già mezza chiusa d’altronde Biffoni lo aveva già specificato venerdì scorso, riaffermando il concetto oggi con più determinazione. Niente sliding doors al contrario quindi. Si ricorderà infatti che nel 2014, all’epoca della prima candidatura a sindaco, il partito chiese a Biffoni di candidarsi per guidare la sua città rinunciando al seggio in Parlamento. Un viaggio che Biffoni non vorrebbe quindi rifare a ruoli invertiti.
D’altronde anche i tempi sono stretti. I sindaci per concorrere al Parlamento devono dimettersi prima del voto, per la precisione entro una settimana dallo scioglimento delle Camere, termine che scade giovedì. In caso di dismissioni spetterebbe al vice sindaco guidare il Comune fino alla prima data utile per il voto. Certo in politica le cose possono cambiare velocemente, ma Biffoni le sue carte le ha già giocate a viso scoperto.