23 Maggio 2022

Mensa La Pira, si torna ad accogliere le persone dentro i locali

Con lo scoppio della pandemia, il servizio di fornitura pasti alle persone indigenti era proseguito, ma in modalità asporto


La mensa dei poveri gestita dall’associazione La Pira si appresta a tornare al pranzo servito all’interno dei propri locali, come nell’epoca pre covid. Per evitare il rischio di contagio, dalla metà di marzo 2020 la mensa fornisce i pasti in modalità asporto e tuttora gli utenti richiedono il sacchettino all’esterno della sede dell’associazione di via del Carmine, per un numero di cestini quotidiano che varia tra i 140 e i 170, rispecchiando sostanzialmente il numero dei pasti che solitamente venivano consumati al tavolo. L’auspicio della presidente Elena Pieralli è di tornare ad accogliere le persone dentro la mensa per la metà di giugno, quando saranno completate alcune opere strutturali rese necessarie dal vicino cantiere per la riqualificazione di Palazzo Pacchiani. “Ci sembra giusto e doveroso riaprire la sala mensa per la distribuzione del pasto come era prima del primo lockdown – dichiara la presidente dell’associazione Giorgio La Pira Elena Pieralli -, per poter finalmente dare la possibilità a chi usufruisce del nostro servizio di sedersi ad un tavolo per mangiare”.

I posti a sedere saranno sempre 84, come prima della pandemia e anche gli orari di servizio del pranzo torneranno ad essere gli stessi: dalle 11.15 alle 12.45. Gli utenti dovranno mostrare la tesserina di riconoscimento assegnata loro dall’associazione e saranno invitati ad indossare la mascherina se ci dovessero essere attese all’esterno prima del pasto, ma non vige l’obbligo. Un centinaio i volontari che graviteranno a turno nella mensa: qualcuno ha lasciato in questi ultimi due anni per motivi di salute o personali, ma il saldo è in pari grazie ad una ventina di nuovi volontari che hanno iniziato a dare una mano proprio nella fase più acuta della pandemia: “Un gruppo di nuovi volontari si è aggiunto a noi durante il primo lockdown: erano a casa per la sospensione di molte attività e sono venute a prestare servizio. Molti di loro sono rimasti e adesso avranno una bella sfida davanti perché si tratta di continuare a svolgere lo stesso servizio, ma in una modalità completamente diversa da quella appresa durante il confinamento”, conclude Pieralli.