Il Tar della Toscana ha accolto il ricorso presentato dai legali della società Alvaro Cafissi per l’annullamento dell’interdittiva antimafia nei confronti dell’azienda edile pratese dell’imprenditore Alessandro Cafissi.
La vicenda giudiziaria va avanti da mesi e ha già visto numerose tappe. Tutto è partito ad ottobre, quando la Prefettura ha emesso un’interdittiva antimafia, vietando all’azienda di portare avanti i lavori affidati con appalti pubblici.
I legali della Cafissi – Ugo Fanti e Duccio Maria Traina – hanno impugnato il provvedimento dinanzi al Tar della Toscana, che a dicembre ha sospeso l’interdittiva, in attesa di pronunciarsi nel merito.
La sospensione concessa dal Tar è stata però impugnata a sua volta dalla Prefettura al Consiglio di Stato, che con ordinanza emessa il 17 febbraio ha dato ragione all’amministrazione pubblica, rendendo nuovamente vigente l’interdittiva antimafia.
Ora la pronuncia del Tar che dà ragione all’azienda.
L’interdittiva scaturisce da un’inchiesta della Dda di Firenze su un giro di riciclaggio e smaltimento illecito di rifiuti a carico di altre imprese edili di terzi, ritenute “proiezioni della ndrangheta catanzarese” in Toscana. L’inchiesta aveva toccato di riflesso anche Alessandro Cafissi, indagato per aver fatto lavorare in tre cantieri pubblici, senza subappalto e attraverso il meccanismo del
distacco, i dipendenti di un’altra azienda finita al centro delle indagini, e ritenuta dalla Dda vicina alla criminalità organizzata.
Secondo la sentenza del Tar “gli atti gravati non sono supportati da motivazione idonea a giustificare la ritenuta sussistenza di infiltrazione mafiosa nelle società ricorrenti” accogliendo così il ricorso e annullando l’interdittiva antimafia a carico della Cafissi. La decisione avrà ripercussioni sui cantieri aperti a Prato dalla Cafissi Alvaro, che potranno così riprendere dopo la revoca. Fra questi figurano anche i lavori per la riqualificazione di via Pistoiese.
