17 Dicembre 2021

Via Turchia, il Comune assolda un laboratorio per la gestione delle conflittualità

Opposizione all'attacco contro l'iniziativa del comune di Prato, che ha affidato un incarico da 10mila euro al laboratorio Forma Mentis per comunicare ai residenti gli interventi di riqualificazione che interesseranno l'edificio


Comune di Prato ed Edilizia Pubblica Pratese (Epp) “assoldano” un laboratorio esperto nella mediazione delle conflittualità, ma l’opposizione cittadina insorge. Al centro di tutto, l’immobile di edilizia popolare di via Turchia, che sarà interessato da un doppio intervento di riqualificazione: quello della riforestazione urbana Urban Jungle  e quello, anticipato dalla presidente di Epp Marzia De Marzi, di un maxi-efficientamento energetico affidato ad un operatore privato attraverso la modalità del project financing. Per comunicare al meglio questi interventi, ma soprattutto per disinnescare potenziali occasioni di conflittualità durante quello che sarà un lungo cantiere con tutti i disagi che ne conseguiranno per gli inquilini, si è scelto di chiedere aiuto al laboratorio del Pin “Forma mentis”.

 

La presidente di Epp Marzia De Marzi spiega ad Intorno alle nove perché si è deciso di ricorrere ad aiuto esterno per il dialogo con i residenti dell’immobile di via Turchia: 

 

 

Un “aiuto” che è costato al Comune 10mila euro: questo il valore dell’affidamento dell’incarico  al servizio di mediazione del Pin e questa la cifra contro la quale si sono scagliati il consigliere leghista Daniele Spada e la grillina Silvia La Vita. “Ennesimo affidamento da 10.370 euro da parte del Comune per un incarico di un progetto di mediazione, per convincere gli inquilini degli alloggi popolari della bontà del progetto Urban Jungle. Lo diciamo con convinzione: basta spreco di soldi pubblici, sopratutto in questa fase storica di enormi difficoltà economiche che coinvolgono tutti. Basta tavoli, tavoletti, studi, rendering. Se il Comune è convinto dell’utilità del Progetto Urban Jungle, perchè devono essere spesi 10.000 euro per convincere gli inquilini di alloggi di proprietà del Comune, affidandosi per giunta ad un mediatore esterno? Piuttosto questi come altri soldi siano spesi per la problematica del diritto alla casa”, dichiara La Vita. “Dopo i container di Riversibility, usati come dormitorio e deposito di refurtiva per degli sbandati, dopo il mercato coperto, nato e morto dopo qualche milione di investimento, dopo la cupola geodetica, che costerà più di sessantamila euro e di cui nessuno ha capito ancora la funzione, ecco Urban Jungle che non piace nemmeno a quelli che ne dovrebbero essere i beneficiari”, commenta invece Spada.