Il primo appuntamento davanti al teleschermo, quello di Tv Prato 39, è fissato oggi (domenica) alle 15. Torna, con la prima delle 6 puntate di una delle miniserie storiche della Rai, “I racconti di padre Brown”, prete grassoccio, basso e arguto, interpretato da Renato Rascel. Ritrovare per sei puntate uno degli uomini che hanno interpretato al meglio il secondo dopoguerra (e gli anni immediatamente precedenti) della vera cultura popolare italiana è un’occasione più unica che rara. Un’ora (60 minuti esatti), in uno splendido bianco e nero e con tutto lo spirito e l’intera poliedriticità di Renato Rascel rappresentano evento televisivo, per quanto di ritorno, di quelli che non si perdono.
Già. Perché una sola puntata, tra le 6, di “I racconti di padre Brown” raggiunse la vetta di ben 21 milioni di spettatori. Va da sé che c’era, ai tempi, una rete nazionale unica. Ma è pur vero che i televisori non erano poi così diffusi.
Renato Rascel
Per di più, il protagonista nei panni di padre Brown merita di per sé un omaggio. Se si guarda al teatro o se si volge l’occhio al teleschermo, se si ama la danza o se ci piace la musica, in Renato Rascel troviamo un protagonista del passato, neppure troppo lontano, con l’arte nel sangue, una discografia che si protrae per 25 anni (1955 – 1980) e che comprende “Arrivederci Roma” e una splendida apparizione a Sanremo; una precocità degna d’un figlio d’arte capace di superare talenti e resistenze del padre (col quale collaborò) e della madre (ballerina); una simpatia innata come l’arte delle parole; l’amore per Roma d’un uomo nato a Torino; un maestro di canto come don Lorenzo Perosi; una filmografia iniziata nel 1942 e terminata (salvo un cameo nella parte del cieco nel Gesù di Nazaret di Franco Zeffirelli). Vincitore di un David di Donatello, capace di duettare con Edith Piaf o di interpretare a teatro Courteline e Ionesco (che la Rai non ha riproposto negli ultimi anni), Renato Rascel vale da sé un’ora spesa a seguire le gesta del personaggio che interpreta, padre Brown, appunto, nato nei primi anni del Novecento dalla penna del giornalista, scrittore e polemista inglese Gilbert Keith Chesterton, convertitosi, dopo una fase di depressione e una ricerca durata tutta una vita (o quasi) al cattolicesimo.
Padre Brown
E’ il protagonista, interpretato da Renato Rascel, appunto, a fianco di Arnoldo Foà e per la regia di Vittorio Cottafavi, di una delle maggiori e migliori miniserie prodotte dalla Rai (altro che fiction, o gran parte di queste, degli ultimi tempi). Non bisognava essere belli, ai tempi. Serviva essere bravi.
E soltanto Renato Rascel, in Italia, poteva entrare al meglio nel personaggio arguto, osservatore, ricercatore della verità che nel primo racconto (“La Croce Azzurra”) che è anche la puntata che andrà in onda oggi, Gilbert Keith Chesterton descrisse come “un prete cattolico-romano di statura bassissima, che veniva da un villaggetto dell’Essex. Giunto a quest’ultimo, Valentin smise l’esame e gli venne quasi da ridere. Quel pretucolo era proprio l’essenza delle pianure dell’Essex: aveva un viso rotondo e inespressivo come gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord, e recava parecchi involti di carta scura, che non riusciva a tenere riuniti”. Immancabile, e lo si vede nella foto che accompagna in home page le prime righe di questo testo, il “grosso ombrello malandato che gli cadeva di continuo; e pareva che non sapesse quale fosse la parte del biglietto da serbare per il ritorno”.
La miniserie
Premesso che Arnoldo Foà interpreta Flambeau, ladro ricondotto con pazienza sulla retta via proprio da padre Brown, la serie di 6 puntate – andate in onda sulla rai tra il 29 dicembre 1970 e il 2 febbraio 1971 – torna sulla nostra emittente.
Oggi, alle 15, come detto, tutti (chi ha nostalgia di Rascel o della buona televisione, così come cultori, critici e giovani) possono cogliere l’occasione.
La prima puntata s’intitola, come detto, “La Croce Azzurra”. Seguiranno le altre cinque: “Il duello del dottor Hirsch”, “La forma sbagliata”, “Le colpe del principe Saradine”, “I tre strumenti di morte”, “Il re dei ladri”.