Documenti falsi per ottenere i permessi di soggiorno, lavoro nero e lingotti d’oro: così – secondo gli inquirenti – fa affari e si nutre di manodopera illegale il distretto cinese del tessile a Prato. Procura e Guardia di Finanza hanno eseguito stamani otto misure cautelari (sette ai domiciliari ed un obbligo di dimora) a carico di 5 professionisti italiani e 3 cinesi, fra cui due consulenti del lavoro, un commercialista e i responsabili di centri di elaborazione dati. L’inchiesta Easy Permit (Permesso facile) ha coinvolto sette studi professionali che si occupavano di tenere la contabilità di numerose centinaia di imprese cinesi (uno studio, da solo, ne seguiva un migliaio), alimentandone i meccanismi illeciti, fatti di ditte individuali apri e chiudi (vita media attorno ai due anni), intestazione delle aziende a prestanome ed evasione contributiva (7,6 milioni di euro quella contestata, complessivamente, dall’Inps).
Nella maxi-inchiesta, che ha visto da stamani all’alba impegnati oltre 400 finanzieri in 142 perquisizioni, sono indagate 210 persone, di cui 181 cinesi. Tra loro 52 imprenditori orientali, 46 connazionali che svolgevano il ruolo di prestanome ed altri 83 lavoratori assunti fittiziamente da ditte fantasma. Indagati, 10 fra titolari e soci e 19 dipendenti di studi professionali. Agli arresti domiciliari sono finiti: Chao Wu (36 anni) socio dello studio contabile R.W. Srl; i coniugi Alessandro Frati (40 anni) e Alessandra Belliti (39) soci dello studio Frati & Belliti; i coniugi Giuseppe Cannatà (34) e Marta Gabbriellini (36) gestori dello studio contabile Cannatà Giuseppe; Jiejie Hu detta Jessica (35) e Weijie Hu detta Sara (32 anni) della società L.X. Centro Elaborazione Dati. Infine, l’obbligo di dimora è scattato a carico del commercialista Paolo Santangelo, titolare dello studio contabile omonimo. La Procura, fin dall’estate 2020, aveva chiesto complessivamente 50 misure cautelari; soltanto 8 quelle disposte dal gip Pallini, che ha escluso la sussistenza dei gravi indizi per l’associazione a delinquere che veniva contestata ad alcuni degli indagati per i rapporti di collaborazione che erano emersi nelle indagini fra tre studi professionali.
L’origine dell’inchiesta
L’indagine è nata da un controllo di “routine” per verificare eventuali abusi edilizi in una confezione del Macrolotto 2. Nel 2017 Flora Leoni, allora commissario della polizia municipale ed oggi assessore, guidò un sopralluogo ad una ditta che sulla carta aveva 48 dipendenti, ma che in realtà non esisteva: portone sbarrato e nessun movimento riscontrato neanche tra le aziende vicine. Da lì è scattata la segnalazione alla Procura della Repubblica, partendo da controlli incrociati sui nomi dei titolari: “Nell’indagine abbiamo effettuato le perquisizioni in 12 unità tra produttive ed abitative – afferma il comandante della Polizia Municipale Marco Maccioni – L’operazione è un altro importante frutto della sinergia instaurata con Procura della Repubblica, Guardia di Finanza, Ispettorato del Lavoro, Inps, Usl, Carabinieri e Polizia di Stato”.
Da quel controllo, effettuato dal nucleo di polizia edilizia della polizia municipale di Prato, le indagini si sono allargate con l’apporto della Guardia di Finanza e la collaborazione di Inps ed Asl. I reati contestati ai professionisti e agli altri indagati sono, a vario titolo, falsità ideologica, per induzione, commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; favoreggiamento ai fini del profitto della permanenza di clandestini in Italia; contraffazione di documenti al fine del rilascio del permesso di soggiorno.
La falsa documentazione predisposta – fra cui buste paga e certificati dei redditi – serviva ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, traendo in inganno gli operatori dell’Ufficio immigrazione della Questura di Prato, che in buona fede verificavano i requisiti e procedevano a portare avanti le pratiche.
Durante le perquisizioni di stamani sono stati sequestrati nelle abitazioni di due confezionisti cinesi somme ingenti in contanti, circa 250.000 euro e 4 lingotti d’oro del peso di 100 grammi ciascuno, con l’effigie di alcuni ideogrammi (nella foto sopra). “Una circostanza – ha detto il procuratore Giuseppe Nicolosi – che assieme al sequestro di ingenti somme di denaro in altre operazioni nell’aretino, ci ha fatto riflettere sulla possibile esistenza di un canale di riciclaggio dell’enorme giro di contanti dal distretto cinese di Prato ad Arezzo, centro del distretto orafo”.
“Prato combatte quotidianamente ogni forma di illegalità, operazioni come quella di oggi ne sono una prova concreta. Ringrazio la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica e mi complimento per questo importante risultato”. Il sindaco Matteo Biffoni ha espresso così il proprio apprezzamento per l’inchiesta Easy Permit che colpisce un giro di illegalità sui permessi di soggiorno “facili”. “Un’operazione possibile grazie a mesi di lavoro, numerose perquisizioni e l’impiego di centinaia di militari – ha sottolineato il sindaco -. Questo dimostra ancora una volta la grande capacità di reazione da parte del territorio, ma la necessità di avere forze adeguate per poter operare”.