Prato accoglie dieci dei cuccioli maltrattati in un canile abusivo in Garfagnana. L’appello del Comune: “Adesso hanno bisogno di una famiglia” FOTO e VIDEO
Impauriti, denutriti e con un estremo bisogno di cure e affetto. Sono arrivati a Prato dieci dei 61 cani ritrovati in pessime condizioni in un canile abusivo di Molazzana, in Garfagnana. Il canile il Rifugio, in accordo col Comune, ha deciso di rispondere presente all’appello del sindaco di Molazzana, paese di mille anime, che ha chiesto una mano agli altri Comuni per farsi carico del sostentamento e delle cure dei migliori amici dell’uomo (si parla di un costo complessivo di circa 100mila euro). Al canile del Calice sono arrivati dieci meticci: alcuni poco più che cuccioli, altri d’età adulta. Quattro sono ricoverati in clinica perché avevano piaghe profonde dovute dalla rogna, gli altri sono stati collocati nei vari spazi della struttura del Calice, sotto le cure di educatori, volontari e personale del canile.
Il percorso verso l’adozione invece inizierà da settembre, una volta abituati gli animali al nuovo contesto. Per uno di loro c’è già una potenziale famiglia interessata a dargli una nuova casa. E dal Comune arriva già un appello alla generosità verso questi animali che hanno avuto un vissuto a dir poco complicato.
“Adesso i cani hanno un posto adeguato in cui stare ed essere curati ed aspettano una famiglia che li adotti – commenta l’assessore Cristina Sanzò -. Invitiamo quindi i pratesi a fare una passeggiata al Calice per venirli a conoscere”.
A proposito di adozioni di cani, i numeri a Prato sono in netto aumento. Si parla di circa dieci al mese. E la crescita di richieste si è registrata pure nel corso di questa estate.
“Dall’inizio dell’anno sono già stati adottati 50 cani, di cui 14 solo tra luglio e agosto – sottolinea la presidente dell’associazione Onlus Qua La Zampa, Patrizia Nocerino, che gestisce Il Rifugio -. Un numero che permette di tenere costante quello degli ospiti e di dedicargli tutte le attenzioni necessarie”.
Dal sindaco Biffoni arriva invece un appello allo Stato e alla Regione per stare vicino ai sindaci in queste situazioni straordinarie. Casomai stanziando fondi specifici per non lasciare le responsabilità solo sulle spalle dei Comuni. “Questo è un esempio tipico di come gli enti locali si muovano in aiuto di un’altra amministrazione gravata da un problema imprevedibile e che non può risolvere da sola. E lo fanno per buona volontà, non per obbligo – ha spiegato il sindaco -. Si è creato un corto circuito tra le competenze e le normative in cui le prime e indifese vittime sono questi cani sfortunati. Sarebbe necessario per questo un intervento di livello superiore, regionale o statale, per risolvere situazioni come questa”.