La crisi da Covid impoverisce il territorio pratese: cresce la disoccupazione, export in picchiata e ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali VIDEO
Lieve aumento della disoccupazione, export in picchiata, un mercato del lavoro sostanzialmente congelato. E poi il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali e ai sussidi come il reddito di cittadinanza e di emergenza. Il report finale elaborato dall’ “Osservatorio della crisi pandemica in provincia di Prato” fotografa un territorio in forte difficoltà e che esce impoverito dal tunnel della pandemia. Il rapporto del Laboratorio di Scienze del Lavoro del Pin e della Cgil di Prato traduce infatti in numeri un 2020 annus horribilis per l’economia pratese in cui solo il blocco dei licenziamenti stabilito dal Governo ha scongiurato un aumento esponenziale del numero dei disoccupati, che tra il 2019 e il 2020 è cresciuto dello 0,6%.
Altro fattore chiave per l’analisi dell’andamento del distretto è l’export, che nel 2020 sfiora i 2,25 miliardi con una diminuzione del 17,7% rispetto al 2019. Stabile invece totale della imprese registrate, 33.440 al 31 dicembre, con una riduzione di 80 unità. Le contrazioni maggiori si sono avute nel tessile (-3,92%) e nella meccanica (-4,62%).
Un mercato del lavoro, come detto, fermo, in cui il numero degli avviamenti è calato del 23,6% e in cui la durata dei contratti a termine si è drasticamente ridotta.
La crisi ha provocato, a cascata, un autentico boom del ricorso agli ammortizzatori sociali: oltre 10 milioni le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria nel 2020, 31 volte in più rispetto al 2019. Sul fronte sociale, sono oltre 2.400 inoltre le famiglie che hanno percepito il reddito di cittadinanza (+37%) e oltre mille quelle che hanno avuto accesso al reddito di emergenza.