Estratta, e già al vaglio degli inquirenti, la scatola nera dell’orditoio in cui Luana D’Orazio, 22enne operaia in apprendistato, morì il 3 maggio scorso nella Ordituraa Luana di Oste. I periti stanno completando le verifiche avvalendosi della collaborazione di tecnici della casa produttrice tedesca del macchinario.
Nel corso della perizia di ieri, pur a fronte di alcuni problemi nel riattivare e far compiere il ciclo completo di lavoro all’orditoio in cui è rimasta schiacciata la 22enne, sono arrivate conferme all’ipotesi degli inquirenti: ai macchinari erano stati disattivati i dispositivi antinfortunistici, come la saracinesca, il cancello di protezione che rimaneva costantemente sollevato.
Per rispondere ad un altro fondamentale quesito e comprendere in quale fase della lavorazione sia avvenuto l’incidente di Luana è necessario decrittare la scatola nera, anche per stimare la velocità a cui stava girando il subbio, cioè il cilindro rotante che avvolge il filo.
La “memoria” del macchinario dovrebbe essere in grado di restituire gli ultimi comandi applicati, ed anche la traccia degli interventi di manutenzione e di modifica dei parametri operativi, tra cui l’attivazione dei dispositivi di sicurezza.
L’inchiesta della Procura ha due indagati per omicidio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche: la titolare dell’azienda Luana Coppini e il tecnico manutentore esterno, Mario Cusimano.
Gli inquirenti stanno eseguendo anche una serie di accertamenti sull’abbigliamento della giovane operaia nel giorno dell’incidente. Al di là del funzionamento della macchina tessile a cui era addetta, i magistrati vogliono capire se siano state rispettate le cautele anti-infortunistiche, compreso un abbigliamento idoneo alle mansioni, il cui rispetto è deputato alla proprietà dell’azienda. In particolare gli investigatori vogliono capire se i vestiti indossati al momento dell’incidente dalla 22enne abbiano potuto contribuire al suo trascinamento all’interno del macchinario.
È infine stato fissato per i prossimi giorni l’interrogatorio di uno dei due indagati: il manutentore dei macchinari della ditta di Montemurlo, Mario Cusimano.