17 Aprile 2021

Giani sospende il capo di gabinetto Ledo Gori, indagato nell’inchiesta della Dda di Firenze


Il presidente Eugenio Giani ha sospeso il capo di gabinetto Ledo Gori, indagato dalla Dda di Firenze con la pesante accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’inchiesta per presunti smaltimenti illegali dei rifiuti conciari, nata nell’ambito di una più ampia inchiesta su infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana.
“Ho disposto che le funzioni di Capo di Gabinetto, fino ad ora svolte da Ledo Gori, siano attribuite in via transitoria al Direttore Generale della Regione, Paolo Pantuliano”, ha detto Giani.

Ledo Gori, 66 anni, è da oltre un ventennio uno dei più importanti dirigenti della Regione. Originario di Pontedera arrivò nei palazzi regionali insieme a Enrico Rossi, di cui fu il braccio destro prima all’assessorato alla sanità e poi durante i dieci anni della presidenza.

 
L’operazione. Sono 23 gli arresti in Toscana disposti dalla Dda di Firenze all’interno di una articolata operazione tesa a stroncare attività criminali riconducibili alla ‘ndrangheta e riguardanti traffico di cocaina, controllo dei lavori stradali e lo smaltimento illecito di rifiuti nelle concerie.
In un filone dell’operazione sono stati eseguiti in Toscana, Calabria e Umbria sei arresti (uno in carcere e cinque ai domiciliari) per la gestione di rifiuti reflui e fanghi industriali prodotti nel distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa. Alcuni soggetti a capo dell’Associazione conciatori di Santa Croce (Pisa) avrebbero rappresentato, spiegano gli investigatori, il fulcro decisionale di tutto il sistema indagato. Per l’accusa, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati ‘Keu’, altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie. Circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero stati usati nella realizzazione del V lotto della Strada 429.
Un altro filone ha portato all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro). Sono questi gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la cosca Gallace.
Scoperto l’approvvigionamento di cocaina da parte della cosca e la successiva distribuzione in Toscana. Il traffico ruotava attorno al porto di Livorno ed è stato arrestato un importante esponente della ‘ndrangheta. Messa in luce anche l’infiltrazione che passava nel settore inerti della cosca Gallace che, preso il controllo su una storica azienda del Mugello, avrebbe condizionato la concorrenza aggiudicandosi importanti commesse pubbliche.