Il Consorzio Astir fa da apripista in Toscana per affrontare il disagio psichiatrico degli adolescenti, un preoccupante fenomeno in netta crescita. Tra pochi mesi, a Cerreto Guidi, verrà aperta la Casa di Bert’Ina, una comunità che i tecnici definiscono “a bassa intensità” pronta ad accogliere fino a dieci ragazzi che seguono percorsi di sviluppo di autonomia e di reinserimento. Sarà la prima esperienza in Toscana di questo genere, attivata in convenzione con il Servizio sanitario nazionale. “E’ l’evoluzione di un percorso avviato da tempo che tiene conto di una situazione problematica degli adolescenti – mette in evidenza Loretta Giuntoli, presidente del Consorzio (nella foto) -. Per Astir l’impegno in questo ambito non è certo una novità: nove anni fa abbiamo aperto, a Vinci, la Casa di Francesco e Chiara, la prima struttura per minori toscana ‘a media intensità’, quindi fortemente orientata al percorso riabilitativo dei ragazzi”. Che il fenomeno del disagio psichiatrico dei minori sia purtroppo in netta evoluzione lo conferma l’attenzione che si registra tra gli addetti ai lavori. Nei giorni scorsi c’è stata grande partecipazione e un ampio confronto al convegno, promosso dal Consorzio Astir al MuMeloc di Cerreto Guidi, sui percorsi di cura residenziali per minori con disagio psichico. Sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco di Simona Rossetti e il senatore Dario Parini Presenti tutti i dirigenti e i responsabili dei settori che nella Usl Toscana Centro si occupano di disagio psichico dei giovani e dei bambini: Annalisa Monti, Marco Armellini, Mario Landi, Marco Biagioni, Concetta Alessio, Rossella Boldrini. Moreno Cerrai, direttore sanitario della Comunità terapeutica per minori “La Casa di Francesco e Chiara”, ha presentato il modello sperimentato nelle strutture di Astir che prevede l’integrazione tra l’accoglienza a media e quella a bassa intensità. “Gli operatori presenti hanno confermato l’aumento esponenziale delle patologie psichiatriche, specialmente tra gli adolescenti – fa notare Cerrai – per questo abbiamo creato un momento di confronto che ci consentisse di fare il punto della situazione e di esaminare i percorsi per intervenire”. Pietro Tatti, coordinatore della Casa di Francesco e Chiara, ha presentato i risultati di un lavoro positivo condotto in anni di impegno. “Il nostro è stato un progetto sperimentale in Toscana, abbiamo fatto da apripista e oggi ci sono altre tre comunità come la nostra nella regione – spiega – la casa è organizzata sul modello familiare e l’impegno terapeutico è orientato alla regressione del fenomeno”.