Non sarebbe un ‘fulmine a ciel sereno’, un gesto maturato all’improvviso, l’omicidio di Elisa Amato, la commessa di 30 anni uccisa dall’ex fidanzato Federico Zini, 25 anni, che poi si è suicidato. Ci sarebbero, infatti, state avvisaglie nei comportamenti del giovane calciatore il quale non si rassegnava alla fine della relazione, ormai interrotta da tempo. Secondo la sorella della vittima, Elena Amato, che ne ha parlato a Sky “Federico era un ragazzo che pedinava mia sorella”: “tutte le volte che si allontanava da lui andava sempre nel luogo di lavoro, la aspettava alla stazione di Prato dove lei scendeva quando tornava da lavoro, o sotto casa in piena notte. Una cosa che accadeva quasi quotidianamente”. E che i fatti dimostrano essere di nuovo accaduta anche la notte tra venerdì e sabato, quando alle 3 Zini si è presentato a Galciana, dove viveva Elisa, per affrontarla, sparare alcuni colpi e poi fuggire con lei in auto, forse già morente, verso San Miniato (Pisa) dove alle 9, in un posteggio, è stata ritrovata la vettura coi due cadaveri. Stando alle prime ipotesi, la ragazza sarebbe stata morta già a Prato, colpita fatalmente dagli spari, e poi sarebbe stata trasportata senza vita fino a San Miniato, dove l’ex compagno avrebbe deciso, a sua volta, di togliersi la vita.
Dice ancora Elena Amato: “E’ stato più volte chiesto a mia sorella di fare una denuncia di stalking, cosa che lei, per amore anche nei confronti di questo ragazzo, perché gli voleva bene e non lo voleva far soffrire, non ha mai voluto fare”. “C’erano le avvisaglie – ha detto ancora – c’erano tutte, mia sorella ne era consapevole anche se forse non abbastanza. E anche i genitori lo erano perché mia sorella stessa aveva chiesto espressamente a loro di aiutarlo in questa situazione per fargli accettare il fatto che questo amore non poteva andare avanti”.
I genitori di Federico Zini non sanno capacitarsi dell’accaduto: anche in affermazioni ai giornali locali riferiscono che il figlio non aveva dato segnali, né fatto pensare che stesse attraversando un disagio di questa portata. Venerdì sera Federico avrebbe detto alla madre che usciva e sembrava tranquillo. In realtà aveva preso con sé la pistola con cui avrebbe sparato alcune ore dopo. L’arma, una calibro 9×21, è di fabbricazione ceca e l’aveva acquistata da poco. I carabinieri l’hanno trovata nell’auto. Contro Elisa ha sparato almeno quattro colpi, forse cinque.
Intanto la procura di Pisa conferirà domani l’incarico medico legale per effettuare l’autopsia sul corpo di Elisa Amato. L’esame autoptico servirà a definire modalità e orari dell’omicidio-suicidio e potrebbe essere effettuato già oggi o comunque nei primi giorni della settimana. E’ inoltre molto probabile che venga eseguita l’autopsia anche sul corpo di Federico Zini, l’omicida-suicida, per ricavare anche da questo tipo di accertamenti più informazioni possibili.
Anche la procura pratese ha aperto un fascicolo d’indagine per omicidio sul caso, seguito dal sostituto procuratore Valentina Cosci mentre da stamani non risulta più consultabile il profilo Facebook di Zini dove erano comparse decine di messaggi di condoglianze al calciatore con scritte di amicizia e vicinanza. Tornando invece alla pistola utilizzata da Zini, il giovane aveva ottenuto il regolare porto d’armi per uso sportivo già da qualche mese: la pistola era stata invece acquistata dal calciatore qualche giorno prima del dramma.
Le scuse dei genitori di Zini
Ancora non si sono messi in contatto con la famiglia di Elisa Amato ma intanto “chiediamo scusa pubblicamente per quello che ha fatto nostro figlio”. Così, intervistato dal Tirreno, Maurizio Zini, padre di Federico, il giovane (avrebbe compiuto 25 anni ieri) che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha ucciso la sua ex fidanzata Elisa Amato, 30 anni, e poi si è suicidato. Zini spiega che “non c’erano stato alcun segnale, nessuna avvisaglia che lasciasse immaginare questa tragedia” e descrive il figlio come “una persona solare”. Sapevano, spiega, “che i ragazzi avevano interrotto la convivenza e la relazione, ma ogni tanto si vedevano. Non sapevano altro. L’altra sera Federico, quando è uscito, era tranquillo, a noi almeno è sembrato così. Di più per noi è veramente difficile dire in questo momento”. Ripeto: era tranquillo. Ci siamo salutati come sempre e Federico ha detto ‘Ci vediamo dopo’, Chi poteva pensare…”. Il padre spiega anche di non aver mai visto la pistola comprata dal figlio il 15 maggio.
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