29 Luglio 2024

Suicidio nel carcere della Dogaia, il vescovo Nerbini: «fallimento di una democrazia che non riesce a dare concretezza alla Costituzione»

Il commento di monsignor Nerbini alla notizia del detenuto di 27 anni che si è tolto la vita nel carcere di Prato. «è fondamentale offrire e strutturare servizi e percorsi che facciano sentire le persone accolte, sostenute e accompagnate verso un effettivo reinserimento»


«Provo un dolore immenso perché una vita si è spezzata a causa della disperazione. Noi però siamo chiamati ad andare oltre il dolore, dobbiamo constatare il fallimento di una democrazia che ha nella carta costituzionale dei principi bellissimi, che però non riescono a trovare una concretezza». È il commento del vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini alla notizia del suicidio avvenuto sabato scorso nel carcere della Dogaia, quando un 27enne italiano si è tolto la vita nella sua cella. Si tratta del secondo caso dall’inizio dell’anno nel carcere di Prato.
«Questa situazione dovrebbe trovarci tutti coinvolti e impegnati – aggiunge monsignor Nerbini – è fondamentale offrire e strutturare servizi e percorsi che facciano sentire le persone accolte, sostenute e accompagnate verso un effettivo reinserimento».

Della difficile situazione in carcere si era recentemente occupato il settimanale Toscana Oggi pubblicando alcune lettere scritte dai detenuti, arrivate in redazione grazie al cappellano della Dogaia don Enzo Pacini. «Il periodo estivo è quello più lungo da passare in prigione perché le giornate sono lunghe, fa un caldo infernale, non ci sono ventilatori, la cella è piccolissima e noi siamo in tre persone», ha scritto Cristiano, detenuto italiano di 52 anni.