Dura presa di posizione di Confartigianato dopo la denuncia della Cgil che ha lanciato l’allarme sulla diffusione del sistema di lavoro illegale cinese (Leggi l’articolo). “Le aziende cinesi non possono essere considerate una risorsa ed un’opportunità fino a quando non agiranno nella completa legalità. Ricevono di più di quanto lasciano sul territorio” ha affermato il presidente di Confartigianato, Andrea Belli, che si allinea senza alcuna perplessità all’orientamento espresso dal sindacato e anche dal Comune e Confindustria: “Siamo pronti ad accogliere l’invito della Cgil anche domattina. Abbiamo lavorato anni per favorire l’integrazione delle aziende cinesi nel senso della legalità. I risultati, a parte quelli ottenuti in parte sulla sicurezza sul lavoro, sono scarsi e deludenti. L’integrazione, come il fidanzamento, la si deve volere da ambo le parti e dalle aziende cinesi non abbiamo ottenuto una risposta convincente in questo senso. Occorre voltare pagina per salvaguardare le nostre imprese e i lavoratori. Il vecchio tormentone sui cinesi come risorsa per il distretto – aggiunge Belli – ha ormai una risposta chiara. Lo sarebbero, ma solo se emergessero da un’illegalità tuttora diffusa. In uno studio Irpet di qualche tempo fa si diceva che il distretto parallelo cinese contribuiva al Pil pratese per l’11 per cento e con l’indotto per il 20%, pari a circa 700-800 milioni di euro. Negli stessi giorni si calcolava anche che da Prato partivano per la Cina circa 400 milioni di euro. Se entrambi i numeri sono veri, non si può parlare di risorsa. Per questo non sono molto convinto del fatto che creano ricchezza per il nostro territorio. Il tema della legalità a questo punto esige di tirare una linea ferma. Per chi ne resta fuori è tempo di cambiare registro” conclude Belli.