14 Gennaio 2017

La denuncia della Cgil: “Il sistema di lavoro illegale cinese si sta diffondendo a macchia d’olio. E nessuno ci ascolta”


“Ci sono tintorie e stamperie nelle quali gli orari (tutti falsi part-time) e le retribuzioni (tutte conguagliate a nero) sono divisi su base etnica, in base alla ricattabilità del lavoratore: gli italiani, che non hanno al momento alternativa alla disoccupazione, fanno circa 10 ore per sei giorni per un salario che sarebbe decente per otto; i cinesi, a cui viene fornito anche vitto e alloggio, hanno un salario che è onnicomprensivo e l’orario non ce l’hanno proprio; gli altri immigrati, spesso africani, bengalesi o pakistani, “devono” fare anche 14 ore al giorno (domenica compresa) per un compenso intorno ai mille euro. Ma spesso vengono pagati con mesi di ritardo perché obbligati a risultare assunti in attesa del rinnovo dei documenti. In più abbiamo già le prime avvisaglie di atteggiamenti razzisti e vessatori”.
A lanciare l’allarme è la segreteria della Filctem Cgil di Prato. “Inoltre – aggiunge il segretario Massimiliano Brezzo – abbiamo segnali che lo stesso sistema stia prendendo campo anche in alcune filature guidate da imprenditori stranieri.
Prato sta diventando non solo la piattaforma logistica europea dell’abbigliamento ma anche un polo mondiale dell’illegalità nella cui economia si inseriscono, con ogni probabilità, capitali illeciti o comunque difficilmente giustificabili in una sola logica imprenditoriale. E questo ci sta uccidendo”.
Una situazione quella dell’economia pratese che necessità di un intervento importante e tempestivo: l’unico modo per farlo è quello di agire insieme. La Filctem Cgil di Prato chiede dunque agli altri sindacati tessili, alle associazioni artigiane e a Confindustria un incontro urgente per mettere in comune quanto ognuno percepisce con i propri terminali sul territorio.

Il sindacato dei tessili della Cgil propone “di stilare insieme, e subito, un protocollo sull’illegalità nel distretto e di consegnarlo a tutti i soggetti preposti al controllo e alla Procura della Repubblica, che ci sentiamo di ringraziare per quanto sta facendo. E poi di incontrarsi periodicamente per valutare insieme gli interventi ottenuti e monitorare cosa hanno prodotto in termini di legalizzazione dei rapporti di lavoro e di contrasto all’illegalità nel sistema”.

Concorrenza sleale che contagia il distretto: “Allarmi inascoltati da anni”
Poi la Filctem Cgil ricorda la posizione avuta negli ultimi anni. “Già dalle prime riaperture di tintorie e stamperie da parte di imprenditori cinesi abbiamo richiesto che il fenomeno fosse tenuto sotto controllo e che la produzione illegale di abbigliamento fosse contrastata come “sistema” ostacolandone la produzione e non colpendone le vittime, dal momento che, secondo noi, questo settore era (ed è) il vero “motore” dell’economia illegale. Tintorie, stamperie e rifinizioni infatti riforniscono di tessuto le confezioni dormitorio. Abbiamo chiesto controlli interforze mirati, di notte e nei fine settimana, spiegandone l’efficacia: perché gli investimenti milionari in impianti e macchinari, obbligatori in questo tipo di aziende, le avrebbero costrette alla regolarizzazione della manodopera”.
Il rischio, paventato da tempo, è che tutta la filiera sia coinvolta da fenomeni di concorrenza illegale interna, spingendo verso la chiusura le aziende corrette a vantaggio di quelle scorrette. “Questo ha provocato lo svuotamento del Macrolotto 1 dalle attività tradizionali – a cui subentrano aziende cinesi che a breve completeranno il controllo anche territoriale di quell’area industriale – e espulso centinaia di lavoratori specializzati (licenziati da un settore che si comprime) che diventano preda facile e obbligata per gli unici che, nello stesso settore (stranamente) assumono”.

Nel luglio 2015 inoltre, insieme a Confindustria Prato, la Cgil ha elaborato un documento congiunto, che suggeriva anche dove, come e quando colpire il “sistema”. ” Lo abbiamo consegnato al prefetto sperando che le cose cambiassero. Ma così non è stato” denuncia la Cgil. Infine una riflessione su quello che sta accadendo. “Il mese scorso, alla commemorazione in Comune del rogo di via Toscana, abbiamo notato come quasi tutti gli interventi abbiano apprezzato i controlli fatti nelle aziende di confezioni e ringraziato il console cinese. Soltanto Confindustria, fuori dal coro, ha posto l’accento sul mancato controllo nelle tintorie ricordando anche il documento congiunto consegnato al prefetto.  In quella sede il procuratore della Repubblica ha fatto una pesantissima denuncia che ha interrotto la sfilza di ringraziamenti al console cinese, dichiarando che le sue indagini sono bloccate perché non trova interpreti, forse anche perché hanno paura, e che le richieste di collaborazione al Consolato non avevano portato a nulla. Ha anche rivelato di avere appena riformulato la richiesta al console, il quale aveva ribadito che non ce ne sono di disponibili. Una denuncia che avrebbe dovuto suscitare reazioni fortissime e una netta presa di posizione della città. Ma questo non è in sostanza avvenuto”.
“Anche noi oggi – concludono i rappresentanti Filctem – vogliamo denunciare pubblicamente una ulteriore situazione di sfruttamento che vediamo consolidarsi e che ci vede impotenti. Prato non può continuare a rimanere in silenzio davanti a questa “palude”, come definisce il sistema il procuratore capo Giuseppe Nicolosi.

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