8 Luglio 2024

Commercialisti e La Nara aprono sportello per le donne vittime di violenza economica

Firmato un innovativo protocollo di collaborazione. Le professioniste affiancheranno gratuitamente le donne supportandole nelle loro scelte


Si concretizza a Prato un innovativo patto per aiutare le vittime di violenza economica, una forma subdola e assai diffusa di sopraffazione che colpisce moltissime donne, di tutte le età, anche sul territorio pratese. L’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili e il Centro antiviolenza La Nara sottoscrivono questa mattina un protocollo pilota di collaborazione, di durata triennale, per offrire aiuto alle donne vittima di violenza economica attraverso uno sportello di ascolto, gestito esclusivamente da commercialiste volontarie. Verrà messo a disposizione un servizio di consulenza che ha l’obiettivo di sostenere nella conquista della fondamentale indipendenza. A presentare l’iniziativa il presidente dell’Ordine Filippo Ravone con la presidente del Comitato Pari Opportunità dello stesso Ordine, Paola Santoni, e la coordinatrice del Centro Antiviolenza La Nara, Francesca Ranaldi. A sottoscrivere il patto, con il presidente Ravone, Eleonora Sasso, vicepresidente della Cooperativa Alice di cui il Centro antiviolenza La Nara è espressione.

I dati ISTAT dicono che tra le donne che hanno avuto accesso ai centri antiviolenza 89% ha subito violenza piscologica, il 66% fisica e il 37% economica. Le professioniste affiancheranno le donne che ne faranno richiesta nel percorso di conquista dell’autonomia, supportandole nelle scelte (dalla decisione di aprire una partita IVA alla valutazione degli strumenti per affrontare situazioni debitorie che le donne si trovano spesso a subire loro malgrado perché coinvolte sotto costrizione dai compagni maltrattanti). “L’avvio di questa collaborazione è una scelta fortemente condivisa da tutto il consiglio dell’Ordine, di fronte a un fenomeno gravissimo che deve essere affrontato con decisione, serve una mobilitazione di tutta la comunità. Questo protocollo rappresenta un esempio positivo di come, tutti insieme, possiamo contribuire, con concretezza, a combattere il fenomeno della violenza nei confronti delle donne, per questa iniziativa esprimo riconoscenza al nostro Comitato Pari Opportunità”, mette in evidenza il presidente Ravone.

Ma cos’è esattamente la violenza economica? Paola Santoni e Francesca Ranaldi spiegano che “si tratta di un modello di controllo che di fatto impedisce alle donne di guadagnare e di utilizzare e gestire le risorse economiche della famiglia. Ci troviamo di fronte a comportamenti deliberati che hanno come obiettivo il depotenziamento della partner”. Una sorta di sabotaggio: l’uomo fa in modo che la donna non lavori e non percepisca reddito, oppure si appropria del suo reddito, la isola, la indebolisce. La rende instabile e dipendente da un punto di vista economico e finanziario, riduce la sua libertà, le impedisce di scegliere, la priva di ogni possibilità di andarsene e fuggire. “La violenza economica è uno strumento di controllo sulle donne di straordinaria potenza ed è molto più diffusa di quanto si pensi, è una modalità subdola di limitare la libertà delle donne”, sottolinea Francesca Ranaldi. “I numeri fotografano una situazione drammatica – aggiunge la coordinatrice de La Nara – delle 484 donne che nel 2023 si sono rivolte al nostro centro solo il 48% aveva un’occupazione che le dava opportunità di autonomia, In Italia il 37% delle donne non ha la disponibilità di un conto corrente, una donna su tre non ha una fonte di reddito personale e non ha alcuna autonomia economica, strumento fondamentale di libertà”.

La sopraffazione, che fa leva sui fattori economici, provoca forme di dipendenza e sofferenza pesantissime, senza distinzioni di classi sociali. “I comportamenti abusanti sul fronte economico possono essere inquadrati su tre livelli – mette in evidenza Paola Santoni, presidente del comitato Pari Opportunità dell’Ordine dei Commercialisti – un livello base, caratterizzato dal controllo e dall’omissione totale della gestione delle risorse finanziarie; un livello intermedio, dove l’abusante limita con più forza la libertà di scelta della donna negando i soldi per i beni di prima necessità; un ultimo livello, che si potrebbe definire delinquenziale, dove la donna si trova costretta ad erodere il proprio patrimonio o a firmare documenti finanziari in assenza di consapevolezza. Molte donne anche dopo essere uscite dalla relazione violenta – conclude – hanno grandi difficoltà a liberarsi di impegni finanziari che hanno assunto sotto coercizione”. Una ulteriore precisazione. Spesso, i termini “violenza economica” e “violenza finanziaria” vengono usati in maniera intercambiabile, quasi fossero sinonimi quando, in realtà, sono portatori di significati differenti. La violenza o abuso finanziario, infatti, si riferisce al controllo sulle risorse finanziarie e sul denaro, mentre la violenza economica include anche altri aspetti, come il controllo sul lavoro svolto dalla vittima, sulla casa o altre proprietà, In questo senso, la violenza finanziaria è una delle componenti della violenza economica.