“Signor presidente: l’unica seria prescrizione, che va assunta con urgenza, è quella di rivederetutto l’assetto degli aeroporti toscani, potenziare il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Pisa, da Firenze edalle altre città, per lasciare alla pista di Peretola il ruolo di city airport come è stato più volte affermato, ma troppe volte smentito dai progetti megalomani”. Lo scrivono, in una lettera al presidente della Regione Enrico Rossi, i comitati perla difesa del territorio toscano, dopo l’accoglimento, da parte del Tar, del ricorso contro l’ampliamento dello scalo fiorentino. “Vedrà che in questo modo anche la soluzione dell’Alta Velocità in superficie, senza tunnel, che a Lei sembra così peregrina, troverà la sua collocazione in un serio e coerente progetto relativo all’intera mobilità in Toscana: ci piacerebbe vedere la Regione impegnata su un progetto di questo genere piuttosto che nella difesa a oltranza delle grandi opere inutili e per giunta strampalate” aggiungono nel documento. Secondo i comitati, i punti accolti del ricorso “sono sufficienti a mettere in luce la debolezza – se non l’illegittimità – di tutta la procedura seguita da Enac e da Toscana Aeroporti in questa vicenda, alla quale la stessa Regione da lei presieduta si è purtroppo allineata rinunciando a qualsiasi ruolo autonomo”. In particolare, osservano, “la Vas (Valutazione ambientale strategica regionale) non può rinviare le verifiche alla Via, che a sua volta non può rinviarle al progetto esecutivo”.
“In proposito – prosegue lalettera dei comitati – il Codice dell’ambiente nella versione del gennaio 2008 stabilisce che la Vas ‘è preordinata a garantire che gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione’ (art. 11), ec he alla Via devono essere ‘allegati il progetto definitivo, lo studio di impatto ambientale, la sintesi non tecnica’ (art. 23). Tutto ciò al fine di dare ai progetti la necessaria consistenza tecnica ed evitare il rinvio a ulteriori accertamenti ovvero varianti. Non è un caso se l’autorizzazione ambientale da parte del Ministero, che viene annunciata come imminente da quasi un anno, rimane ancora da definire: anche i tecnici di Roma, nonostante le pesanti sollecitazioni da parte dei politici, sono manifestamente perplessi di fronte alle lacune e alle carenze del progetto della nuova pista: lacune che non sarà facile sanare solo con delle prescrizioni”.