Festa della Liberazione a Montemurlo, Lorenzini: “Il pericolo terrorismo incombe sul vivere democratico, ma occorre distinguere i criminali dalle vittime”


Anche il Comune di Montemurlo ha celebrato questa mattina la festa del 25 aprile, 71esimo anniversario della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. «Una festa che è ancora giovane e che, oggi più che mai, deve essere sentita e vissuta profondamente nei suoi valori», ha detto il sindaco Mauro Lorenzini nel suo discorso in piazza della Libertà di fronte al monumento ai caduti, alla quale hanno preso parte i Carabinieri della tenenza di Montemurlo, i Vigili del Fuoco, i rappresentanti delle associazioni d’arma locali, le associazioni di volontariato (Misericordia, Vab, Gruppo Storico, Filarmonica “G. Verdi”, Auser) e numerosi cittadini.
«È una festa che celebra il sacrificio di tante donne e uomini che combatterono contro la violenza e l’odio per regalarci un futuro fatto di libertà e democrazia. La libertà e la democrazia non sono valori scontati, né indissolubili. Sono piuttosto dei fiori bellissimi, che rendono le nostre vite migliori, ma che vanno difesi da chi li vorrebbe barbaramente calpestare in nome di una presunta superiorità religiosa o razziale».

Il sindaco ha citato il pericolo del terrorismo per il vivere democratico, che su tanti scenari diversi, dall’Europa, all’ Africa, al Medio-oriente, sta seminando morte, disperazione e violenza:« E allora diventa importante difendere con la festa del 25 aprile, quei valori democratici che i nostri genitori, i nostri nonni si sono conquistati a prezzo di enormi sacrifici e lotte. E poi distinguere: distinguere i criminali, dalle vittime. E oggi le vittime sono i milioni di disperati che fuggono dalle violenze, dalle persecuzioni, dalla fame e cercano quello che festeggiamo noi oggi: libertà e democrazia, valori fondanti custoditi nella nostra Costituzione democratica e repubblicana». Infine, il sindaco nel suo discorso ha voluto ricordare alcuni martiri della libertà montemurlesi: Gino Gelli e Erasmo Meoni, arrestati all’indomani degli scioperi del 7 marzo 1944 a Prato e deportati nei campi di concentramento in Germania e il giovane Tamare Meucci, ucciso dai nazi-fascisti nei boschi, poco fuori Montemurlo, dov’era andato alla ricerca del suo bestiame.