12 Maggio 2024

Bettina Tesi: “Vendo profumi originali, indipendenti, non banali. Come il rock, come me”

Nel suo negozio fece acquisti Vivienne Westwood e passa chi rifiuta le proposte standard delle catene. "Lavorerò fino all'ultimo giorno. L'ho promesso a mia madre"


Vende profumi, ascolta buona musica. Nel mondo in cui tutto si vede e moltissimo si mangia, lei vellica i sensi più raffinati. Bettina Tesi è la commerciante forse più originale del centro storico di Prato.  Una fata che, raccontando un profumo inebria, prima che lo facciano gli effluvi. Che sia una fata, lo dice implicitamente lei stessa chiamando “la grotta” il suo negozio all’imbocco di via Garibaldi, entrando dal Mercatale. Due aperture con al centro l’insegna piccola, gialla e antica della Profumeria Cafissi

Cafissi era il nome di sua madre.

“Fernanda Cafissi detta Fiorenza”.

“Detta Fiorenza”: anticipò la moda del momento, fra politici.

“La chiamavano tutti così. Ma prima di lei ci furono il mio bisnonno barbiere e il nonno parrucchiere con vendita di prodotti di profumeria. Il nonno andò sfollato, al ritorno non ritrovò più niente in negozio. La mamma si fece coraggio e cominciò a riempirlo, il negozio, andando a Firenze in bicicletta e comprando ciò che trovava. La prima cosa fu una partita di pipe. Quindi, aprì la prima profumeria in via Cairoli, nel tratto fra piazza del Comune e piazza delle Bigonce”.

Bettina Tesi

Oggi lì c’è il locale di spuntini.

Marcellino pane e vino schiacciate, vino, panini, è in affitto da me. Nel 1968, con le cose che andavano bene, mio padre Francesco Tesi aprì in via Garibaldi, sotto la nostra casa. Tenevamo due negozi. Quando le cose cambiarono per il centro storico, decisi io di tenere via Garibaldi e chiudere via Cairoli”.

Come scelse?

“Da qui passano tutti quelli che entrano in centro parcheggiando in piazza Mercatale. Trovano subito me. E’ un punto strategico”.

Lei è una commerciante all’antica.
“Che vuol dire ‘all’antica’? Sono una che ama il proprio lavoro e lo svolge con grande entusiasmo, passione, rispetto”.

Significa che vende profumi non banali, con relazioni coi clienti non banali.

“Lavoro con la profumeria indipendente, non assorbita dalle multinazionali, dietro la quale trovo persone con cui confrontarmi e non  finanziarie, fondi, megagruppi che stanno rovinando il mondo”.

A proposito, in via Garibaldi anni fa sbarcò la catena Gardenia, che poi ha chiuso.  Lei resta.

“I grandi gruppi sono legati a logiche stringenti, fatte di numeri. Creano profumi in laboratorio, miscelando fragranze, target.  Io, nel mio piccolo cerco il talento di chi crea un profumo, fonda un settore, un marchio in proprio, una nicchia. O intuisce una tendenza. Io cerco persone, mi affido a loro e loro si affidano a me”

Questione di fiuto.

“Annuso l’aria, faccio muro assieme ai piccoli produttori assediati dalle major, che vorrebbero assorbirli”.

Lei può permetterselo, perché è proprietaria del suo fondo, non deve pagare l’affitto. A Prato, chi è in affitto, quasi sempre chiude.

“Non liquiderei tutto nel dualismo proprietari-affittuari. Non è con le categorie che si spiega il problema. Io apro ogni domenica, mi faccio trovare. Amo il mio lavoro, certo non è come stare in miniera, ma forse non tutti hanno la stessa voglia di lavorare. Non lo faccio solo per soldi, ma per carattere. Anche se, come insegnava mia madre ‘Tutte le guazze bagnano’, tutto fa, non si butta via nulla”.

La mamma, un ricordo ricorrente. Oggi è la festa delle mamme.

“Quando se ne andò, nel 2010, era da tempo malata e i clienti si affacciavano a chiedere come stava. Mi accorsi quanto valesse e promisi a me stessa che non avrei tradito il suo esempio, avrei portato avanti il negozio  fino all’ultimo, come avevano fatto il nonno e il bisnonno. Forse altri non hanno lo stesso orgoglio e motivazioni, ognuno fa storia a sé”.

Bettina Tesi, profumeria Cafissi

Com’è la clientela pratese? Sa quel che vuole o occorre orientarla?

“Consapevole, capace, con personalità e coraggio di sperimentare. Una città che crea tessuti, lavora nella moda ha una naturale propensione per il profumo. E anche gki uomini fanno acquisti. Per sé e per le mogli, le compagne ”.

Una soddisfazione particolare?

“Anche la profumeria, come il cinema, assegna gli Oscar e ogni anno viene premiato almeno un prodotto su cui avevo puntato in negozio, E’ una gioia mostrare ai clienti di averlo consigliato quando nessuno lo conosceva. E confesso di aver buttato giù dal letto venditori e rappresentanti informandoli dei premi che l’Accademia del profumo aveva assegnato a questa o quella fragranza nella quale avevamo creduto”.

Lei lavora dal 1984, come ha visto cambiare il centro di Prato?

“L’ho visto spopolarsi di funzioni e servizi. Un tempo, le persone venivano qui per pagare le imposte, andare in banca, in tribunale, a scuola. In ospedale. Prima ancora che le banche spostassero sui telefonini le relazioni coi clienti, qui  abbiamo trasferito le filiali in periferia. Fa rabbia l’indifferenza con cui si è lasciato che dal lunedì al venerdì pomeriggio il centro sia disertato di giorno e alcune strade siano sempre vuote. Noi commercianti non contiamo, ma non possiamo essere solo quelli che con insegne e vetrine illuminano le strade”.

E’ iscritta a un’associazione?

“A Confcommercio, semplice affiliata, Non prendo incarichi rappresentativi”.

Nessuna città di queste dimensioni ha alle costole due centri commerciali, come Gigli e Parco Prato.

”Non mi fanno paura i centri commerciali.:  Il mio e il loro modo di lavorare sono agli antipodi, Inoltre, amo leggere giornali di tutto il mondo: i grandi gruppi  chiudono a New York, in Gran Bretagna, sopraffatti dall’online che il Covid ha innescato in modo irreversibile. Anch’io, per me, acquisto su Amazon, dove si trova tutto. Comunque, se il centro è decaduto, non è colpa solo della grande distribuzione”.

E di chi?

“Di tutti quelli che non hanno saputo cogliere o consevare le ricchezze della città. A inizio anni ’80 lanciammo qui la mostra del fumetto, interrotta dopo pochi anni, ma valorizzata al massimo da Lucca. Lucca ha appena ospitato Dustin Hoffman per girarvi un film. Noi abbiamo avuto Clara Calamai, Benigni, Nuti, abbiamo la struttura in Santa Caterina ma nessuno installa qui un set. Ci siamo lasciati sfuggire John Malkovich, qui veniva Vivienne Westwood ad acquistare stoffe”.

Viviene Westwood alla profumeria Cafissi con Bettina Tesi

E venne da lei ad acquistare un profumo. Come successe?

“Mia madre indossava Ball a Versailles, il profumo preferito da Michael Jackson. Ne trovai un flacone vuoto in un cassetto di casa, mi imposi di ricercarlo e gli dedicai una vetrina. Passarono Vivienne Westwood e il marito, che entrò per acquistarne un flacone, mentre Vivienne, in un angolo telefonava, tentando di non farsi riconoscere. Mi feci avanti, chiacchierammo a lungo. Un’emozione per me, fanatica del punk, che mi ritrovavo in negozio la fondatrice del punk. Mi tornavano in mente momenti della Prato di quand’ero ragazzina”.

Quali?

“Quando il Metastasio di Montalvo Casini ospitava ogni settimana grandi registi, grandi attori, musicisti, concertisti. Nel negozio di via Cairoli spuntava Lyndsay Kemp; si affacciò assieme a Roberto Fioravanti il maestro Arturo Benedetti Michelangeli, di cui mia madre era fan appassionata come si può esserlo di una rockstar. Benedetti Michelangeli acquistò Jean Patou per il fazzoletto nel taschino dello smoking: gli creava l’atmosfera del concerto”.

Lei è molto sociale coi clienti. Ma anche attiva sui social.

“Facebook è il giornale di ciascuno, annoto tratti di vita del centro sul profilo personale, ma l’interscambio è limitato. Invece, è fondamentale la pagina del negozio. I social sono molto più incisivi di qualsiasi spot in tv deciso dalla casa madre. Sono su Fb, Instagram, Tik Tok: ho capito subito che il futuro passava da lì”.

Lei è al passo coi tempi. Come con la musica.

“E’ la mia compagna di vita. Amo il punk, purtroppo finito. Amo il rock, il pop, Adoro Elton John, mio primo insegnante di inglese. Quando uscì il  film sulla sua vita andai all’Eden al primo spettacolo pomeridiano. Sola in sala, iniziai a piangere appena spente le luci”.

Il profumo cui è più affezionata?

La Mentha religiosa, di Roos&Roos, madre e figlia grandi signore della profumeria francese, E anche Sideris di Maria Candida Gentile, maitre parfumer italiana, uscita dalla scuola di Grasse”.

Se lei fosse un profumo?

“Sarei Fracasse di  Robert Piguet. Mi piace perché il nome evoca il rock e perché lo indossava Jacqueline Kennedy, donna bellissima che lasciò un segno nel mondo. Tuberosa con apertura di pesca; floreale, scanzonato, allegro, estremamente luminoso. Positivo, non invadente, Racconta come sono non in modo disturbante”.

In negozio è sola, Pensa di assumere qualcuno, anche in prospettiva?

“No, Ho un caratteraccio, non è facile lavorarmi accanto. Al dopo penseremo, preferisco andare avanti così. Felice di esser pratese, di aprire la porta al mattino e sentirmi dire da chi passa Buongiorno Bettina“.

 

 

disegno di Marco Milanesi