Alla fine della concessione mancano circa cinque anni, ma dal sindacato già si preoccupano: nei prossimi giorni è previsto un CdA di Publiacqua SpA e dall’Usb chiedono con una lettera aperta ai sindaci soci di fare chiarezza sul ruolo dei privati all’interno dell’azienda, in vista proprio della fine della concessione del 2021. “Il rischio – scrive in una nota Luciano D’Antonio – è quello di vedere Publiacqua svuotata di strumenti e professionalità a vantaggio del socio privato, con una possibile ipoteca sulle concrete opportunità di invertire la rotta a fine concessione”. In pratica, il rischio è quello che l’azienda perda le professionalità e la strumentazione – in mano ai privati – e non possa nemmeno pensare a una possibile ripubblicizzazione, “come è accaduto con l’esperienza dell’acquedotto di Parigi”, precisa D’Antonio.
“Il pericolo in questione per l’aria utenza – continuano da Usb Publiacqua – potrebbe amplificarsi a breve, anche nell’area interventi operativi su reti e impianti, come annunciato più volte dall’attuale A.D. di Publiacqua SpA, che prevede a breve, l’abbandono del Wfm partorito in Azienda, per passare a quello in fase di avanzata realizzazione in Acea SpA a Roma. Non dimenticando che quanto sviluppato sul Wfm in Publiacqua SpA ha visto impegni di investimenti importanti che stimiamo tra i 15 e 20 Milioni di Euro”. In conclusione ciò che preoccupa il sindacato è l’affidamento a privati di knowhow e professionalità che invece prima erano interni all’azienda. “Nel 2001, quando i comuni decisero l’affidamento del servizio idrico a Publiacqua, lo fecero a un soggetto che aveva una unicità aziendale e tutte le competenze al suo interno, con un organico di circa 800 unità lavorative. Adesso siamo 600 dipendenti e un appaltone che sta svuotando le competenze professionali, con addirittura giovani che lasciano l’azienda”
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