Volley Prato a porte chiuse, Viaccia nella terza palestra da inizio stagione. L’illusione è finita. Da questa stagione anche per la pallavolo c’è un problema impianti. Non che negli anni precedenti fosse tutto rose e fiori. Riscaldamento ballerino, docce fredde, pioggia dal soffitto sono solo alcuni dei piccoli guai quotidiani a cui i pallavolisti in questi anni hanno fatto fronte. Problemi minimi, però, rispetto ai guai che da anni stavano rendendo insonni le notti di molti dirigenti di altre società sportive della nostra città. Piccoli nei che avevano fatto sentire il volley quasi un’isola felice o quantomeno serena. Oggi, come detto, l’illusione si è però infranta. Burocrazia, età e problemi strutturali stanno rendendo questo inizio stagione difficile anche per la pallavolo.
Ne sanno qualcosa il Volley Prato ed il Volley Viaccia. Nel caso della società del presidente Severino Righetti il problema è nato quando le piogge di fine estate hanno messo in luce i difetti strutturali della palestra di Tavola. L’acqua si è infiltrata sotto il piano di gioco ed il parquet è saltato. Risultato: palestra inutilizzabile per mesi e trasferimento forzato prima alla palestra delle Badie ed adesso all’impianto della Castellina. Trasferimento non felice, vista l’inadeguatezza per un torneo di Serie D della terza palestra e quindi ritorno a Le Badie fin dalla prossima gara interna con conseguente spaesamento di una squadra giovane e costretta a ricostruirsi ogni domenica sicurezze ed abitudini, visto che gli allenamenti si tengono in parte alla piccola palestra di Viaccia. Insomma, un inizio stagione quasi sempre in trasferta e cinque punti che, al netto di quanto detto poc’anzi, sono da considerarsi un bel bottino.
Grottesca invece la vicenda che interessa il Volley Prato. La società del presidente Giovanni Giuntoli, da sempre abituata a docce fredde ed altri piccoli intoppi, ha dovuto giocare la prima sfida di Serie C Maschile, in programma sabato al Palazzetto dell’Istituto del Keynes, a porte chiuse, lasciando fuori dalla porta i propri tifosi e chiedendo alla società ospite di non farsi seguire dai propri sostenitori. Tutto questo a causa di lavori di messa a norma dell’impianto che peraltro sembrano essersi già conclusi e per i quali manca solo una certificazione. Sembra uno scherzo ma al momento il Keynes risulta chiuso al pubblico almeno fino a gennaio 2016.
“I lavori dovevano concludersi il 30 ottobre e noi abbiamo concordato con la Fipav regionale un calendario che ci facesse esordire in casa il 7 novembre – ci racconta uno sconsolato Giovanni Giuntoli – Questo, però, non è stato sufficiente perché sabato scorso il pubblico è dovuto rimanere fuori dall’impianto e questo non per un ritardo nei lavori di messa a norma che, almeno a quanto ci dicono dall’amministrazione comunale, sono stati rispettati. Abbiamo giocato a porte chiuse e rischiamo di farlo fino a fine anno perché manca la Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) da parte di un geometra. Una certificazione da 1.500 euro che ci siamo offerti di pagare pur di rispettare i nostri tifosi e quelli avversari che vogliono seguire le gare in programma al Keynes”. Come detto una situazione grottesca a cui la società di pallavolo sta cercando di far fronte incontrando politica e autorità competenti per trovare una soluzione di buonsenso. “Ho incontrato l’amministrazione comunale – conclude Giuntoli – e nei prossimi giorni vorrei incontrare i Vigili del Fuoco. Voglio capire cosa rischiamo se ci prendiamo la responsabilità di aprire le tribune al pubblico. E’ una situazione spiacevole ma purtroppo normale in un paese in cui attendiamo da ottobre il permesso per montare a nostre spese un porta carta igienica adesivo per i bagni della palestra di via Taro. La sensazione da cittadini è quella di una politica e di un apparato burocratico sempre meno legato alla vita reale e sempre più distante”.