“La nostra falda può diventare una risorsa per tutta la piana. E’ un’alternativa all’acquedotto fiorentino e quindi può essere considerata l’acquedotto di Prato”.
Entro qualche anno i 50 milioni di metri cubi che scorrono nei sotterranei del distretto potrebbero non essere visti più solo come un problema. O almeno questa è l’intenzione di Comune e Provincia di Prato che assieme all’Autorità Idrica Toscana, all’Autorità di Bacino e a Publiacqua hanno siglato un protocollo per lo studio conoscitivo del giacimento idrico pratese. Un monitoraggio che entro qualche anno potrà fornire agli Enti preposti l’identikit – in termini qualitativi – della falda.
Obiettivo, capire in che modo impiegare l’acqua e come poter sfruttare una laguna grande quanto Bilancino, troppo spesso causa di allagamenti di box, cantine e sottopassi.
“In concreto – spiega l’assessore all’Ambiente Filippo Alessi – faremo molte analisi, in punti diversi della città. Andremo a simulare prelievi molto forti, andando a fare un’operazione che in futuro sarà anche di pulizia della falda dagli inquinanti che per 40 anni di tintoria l’hanno caratterizzata”.
Lo studio arriva a seguito di un primo lavoro di indagine sulle dimensioni quantitative della falda condotto nel 2012. Il lavoro ha permesso di osservare l’andamento irregolare dell’acquifero pratese, che entro il 2020 crescerà di ulteriori 4 milioni di metri cubi rispetto al 2006.
Quello siglato adesso è quindi il secondo step del percorso di valorizzazione. Nei prossimi giorni si riunirà il primo nuovo tavolo tecnico.
“Capire l’autosufficienza di un territorio e in questo caso di Prato – sottolinea Gaia Checcucci, segretario Generale dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno – è fondamentale perché ci consente di fotografare la situazione e intervenire per equilibrare il sistema di gestione delle acque. In questo caso potremmo andare ad alleggerire l’approvvigionamento da Bilancino con tutti i vantaggi che ne conseguono quando ci sono stagioni di siccità”.
Non ultimo, il fronte dei risparmi. I vantaggi dell’operazione potranno ricadere in prospettiva anche sull’utenza, con un abbattimento dei costi di gestione e un taglio delle tariffe in fattura.
“Minori costi significa bollette di importo più basso – ripete il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni -. Sono certo che anche questo studio porterà i risultati attesi. Noi ci occuperemo dei rilievi e delle analisi sul territorio e entro la fine dell’anno porteremo i primi risultati”.
Giulia Ghizzani