Via Zarini, mancato viale, strada di transito, suo malgrado
Con via Galcianese e via Roncioni collega i due caselli autostradali e da tempo subisce il transito che la Declassata non è in grado di sostenere
Via Adriano Zarini, alla quale Tv Prato ha dedicato un focus non può essere letta e forse non avrebbe ragione di esistere, senza via Marco Roncioni e via Galcianese, che la precedono. Riunite, le tre vie formano il principale collegamento da ovest a est della città, Declassata esclusa. Daovest a est, si è detto: la conferma viene dai nomi dei caselli sulla Firenze-mare, che quel trittico di strade riunisce, con toponomastica che cambia, solo nei tratti conclusivi.
Via Zarini è suo malgrado una tipica strada di transito. Costellata nella parte antica (fra via Roma e via Valentini), di case, piccolo borghesi, terra-tetto a filo strada, senza i palazzoni sorti più avanti, non avrebbe grandi attrattive per raggiungerla, se non fosse una strada di comunicazione. Le sole strutture pubbliche o collettive che vi si affacciano sono agli estremi: l’ex ospizio, ora assessorato al sociale, all’ angolo con via Roma; la chiesa della Madonna dell’Olivo alla rotatoria con via delle Fonti, dove via Zarini diventa via di Ponzano. Negli anni Settanta-Ottanta, per poco, vi ebbe la prima sede l’istituto magistrale pubblico che, col Copernico nella vicina via Costantini firmava un piccolo polo scolastico insostenibile, senza parcheggi. Come insostenibile era divenuto il quartier generale della Cap, coi bus che andavano e venivano dall’officina dell’attigua via Vestri. Oggi, tutto è trasferito alle Badie e anche lì, in via Vestri sono sorti appartamenti. A parte la rifinizione Cambi, fra via Valentini e via Boni, via Zarini non ha (più) fabbriche, ma solo case: nella zona recente, palazzi alternati a qualche negozio e centro direzionale (la Cna). Il futuro dovrebbe portare un centro residenziale da 150 alloggi e relativa viabilità autonoma, all’incrocio con via Valentini.
Ad oggi, residenti a parte, molti meno passerebbero da via Zarini, se non fosse strada di comunicazione, paradossalmente non alleviata dalla Declassata, che si apre in parallelo, cinquecento metri a sud. La strada di (non) scorrimento nel tratto del Soccorso contribuisce infatti all’ingolfamento di via Roncioni e via Zarini: per evitare code a passo d’uomo in coincidenza del sottopasso di via Monnet e delle due corsie per scavalcare via Roma, molti deviano dalla Declassata sulle due strade urbane, paralizzandole. È un piccolo mondo al contrario, che vede spostarsi in mezzo alle case il traffico di una tangenziale fra due caselli autostradali. E durerà ancora, per il disdoro di via Zarini che non ha alberi per diventar viale, né spazi verdi (solo vicino alla chiesa) per sperare in un parco. Per respirare, aspetta che Anas o chi per suo conto amplii la Declassata.
Discreta e paziente, via Zarini attende che si attenuino i rumori del traffico come quasi settant’anni fa attese il placarsi dei clamori indotti verso due suoi abitanti, sposati civilmente e banditi dal vescovo Fiordelli come liberi concubini con tanto di caso nazionale che divise l’Italia, in anni di Guerra fredda. Il loro bar divenne oggetto di dure invettive o di scomposto tifo. Anni ruggenti, malgrado tutto, di cui si sono spenti gli echi. In via Zarini resta il rumore ovattato dei motori accesi fra le case e due semafori.