Hanno evaso il fisco per quasi vent’anni grazie al meccanismo delle imprese “apri e chiudi”. A finire nei guai due imprenditori cinesi nei confronti dei quali il Gip del Tribunale di Prato – su richieste della Procura – ha emesso al termine delle indagini ordinanze di custodia cautelare in carcere per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e omessa dichiarazione dei redditi. E’ stato disposto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di circa 5 milioni di euro: dieci aziende, 18 unità immobiliari, sette automobili e alcuni conti cirrenti bancari sui quali era depositato oltre mezzo milione di euro.
Nell’inchiesta – a cui ha collaborato anche la Guardia di Finanza di Prato – risultano indagati anche altri sette cittadini cinesi, quasi tutti prestanome dei due imprenditori e alcuni familiari degli stessi.
In sostanza, dopo pochi anni dall’avvio le ditte individuali riconducibili ai due imprenditori cinesi cessavano l’attività, non appena venivano notificati i primi debiti erariali, spesso di importo rilevante, con lo scopo di eludere gli accertamenti. Chiusa un’azienda ne veniva aperta un’altra, cambiando denominazione e intestatario, avvalendosi di prestanome e della collaborazione di familiari nella condizione delle imprese.
Gli inquirenti fanno sapere che la continuità delle aziende sottoposte a sequestro preventivo e la tutela dei lavoratori sono state assicurate attraverso la nomina degli amministratori giudiziari. Le indagini proseguono per verificare l’eventuale coinvolgimento di professionisti che potrebbero aver collaborato con i due imprenditori cinesi.