50 anni, italiano, in carcere per reati a grande riprovazione sociale e con fine pena fissato al 2030, si è suicidato impiccandosi nella sua cella della casa circondariale di Prato. A nulla sono valsi i soccorsi della polizia penitenziaria e dei sanitari.
A dare notizia dell’ennesimo suicidio all’interno del carcere della Dogaia è la Uilpa, sindacato della polizia penitenziaria.
Si tratta del 77esimo detenuto che si toglie la vita dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane, il quarto alla Dogaia solo nel 2024.
L’ultimo caso risaliva ad agosto, quando nell’arco di un paio di settimane furono due i suicidi nel carcere pratese, portando all’attenzione dell’opinione pubblica la grave situazione che si vive nel penitenziario cittadino. La sindaca Bugetti in quelle settimane parlò di situazione al collasso alla Dogaia, invitando il ministro Nordio a venire a Prato per trovare soluzioni alla drammatica situazione del carcere, chiedendo a gran voce l’intervento del governo.
“Serve immediatamente un’inversione di tendenza. Va deflazionata la densità detentiva, necessita potenziare concretamente gli organici della Polizia penitenziaria assicurando al contempo ai suoi appartenenti un trattamento paritario con i restanti operatori del comparto, occorre garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica e, non ultimo, va riorganizzato per intero l’apparato gestionale e amministrativo” commenta la Uilpa.
“Servono rapidi e urgenti provvedimenti, questo ulteriore suicidio avvenuto nel carcere di
Prato deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale della polizia penitenziaria” ha dichiarato il Sindacato Autonomo Polizia
Penitenziaria (Sappe).
“Siamo di fronte all’ennesimo fallimento dello Stato, una tragedia annunciata. Oggi un uomo si è tolto la vita nel carcere della Dogaia, è il quarto suicidio dall’inizio dell’anno. Nonostante le continue promesse del governo e le passerelle degli esponenti della destra, a Prato non è arrivato nulla. Cosa deve ancora succedere per dimostrare che siamo di fronte a una vera e propria emergenza?” ha commentato il segretario provinciale del PD Marco Biagioni.
“Nella casa circondariale di Prato, oltre ai suicidi, si contano ogni anno 200 casi di autolesionismo e ad aggravare la situazione ci sono sovraffollamento e carenza endemica di personale. La crisi penitenziaria continua a non essere affrontata da questo governo e i numeri lo certificano. 15mila detenuti oltre i posti disponibili, le migliaia di agenti mancanti alla polizia penitenziaria. Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile per un Paese civile” ha aggiunto Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociali alla Camera e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.