Festa dei commercialisti, l’appello di Maria Rita Parsi: “Virtualità pervasiva, occorre avere il coraggio di cambiare”
L'incontro con la psicoterapeuta, in occasione del San Matteo dei commercialisti
“La virtualità è pervasiva, occorre avere il coraggio di cambiare. Si deve partire dalla famiglia e dalla scuola perché è più che mai urgente formare genitori e insegnanti”. È l’appello lanciato con grande determinazione da Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e docente, volto conosciutissimo per il suo impegno pubblico su tv e media, che ieri pomeriggio è stata invitata dall’Ordine dei Commercialisti di Prato in occasione della festa di San Matteo. Il tema all’ordine del giorno era: la formazione di genitori, insegnanti e minori in una società che vive “immersa nel virtuale”. “Anche quest’anno abbiamo voluto dare un contributo che guarda alla comunità in cui viviamo, abbiamo scelto il tema del rapporto tra generazioni poiché ci riguarda nel nostro ruolo di genitori, fratelli o figli ma anche come professionisti, proprio perché i passaggi generazionali nelle imprese rappresentano snodi importanti e delicati”, ha affermato il presidente Filippo Ravone.
“Il rapporto tra generazioni non è mai stato così complesso perché la virtualità non è mai stata così pervasiva – ha messo in evidenza Parsi -Dobbiamo assolutamente provvedere a utilizzare in modo virtuoso il virtuale, recuperando i rapporti familiari e sociali, troppo spesso disgregati e disgreganti. Ci vogliono nuovi codici di comunicazione – ha aggiunto la psicoterapeuta – Occorre avere il coraggio di cambiare: c’è la necessità di formare i formatori delle prime due agenzie educative, cioè la famiglia e la scuola”. La proposta di Parsi per promuovere il cambiamento è proprio quella di partire dalla scuola, con una trasformazione profonda che la renda un luogo aperto e accogliente, un “centro di formazione polivalente” per bambini e genitori.
A chiudere la festa di San Matteo, patrono dei Commercialisti, è stata questa mattina la consueta celebrazione eucaristica presieduta in cattedrale dal vescovo Giovanni Nerbini.