Tradizione rispettata. L’incognita maltempo non ha cancellato l’ostensione della Sacra Cintola di Maria, mostrata ai fedeli all’interno della cattedrale e all’esterno, su piazza Duomo, dal pulpito di Donatello, come prevede il secolare rito pratese.
La Diocesi e il Comune di Prato hanno deciso di celebrare la festa della Natività di Maria, l’8 settembre, al mattino, accorpando le due funzioni previste per questa solennità: il pontificale e l’ostensione della reliquia mariana simbolo della città, che avrebbe dovuto tenersi in orario serale. Nel pomeriggio di oggi sono attese forti piogge e la Regione Toscana ha dichiarato allerta arancione, decretando così l’annullamento di tutte le manifestazioni pubbliche, compreso il Corteggio storico, organizzato ogni anno dall’Amministrazione comunale in onore della Sacra Cintola.
In cattedrale la messa solenne è stata presieduta da monsignor Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari, invitato dal vescovo Giovanni Nerbini a guidare le celebrazioni della festa. Originario della diocesi di Fiesole, monsignor Mani ha 88 anni ed è stato vescovo ausiliare di Roma e ordinario militare per l’Italia. È stato lui a officiare il rito dell’ostensione, mostrando alle autorità e ai fedeli presenti in cattedrale la Sacra Cintola che la tradizione vuole sia appartenuta a Maria. «Siamo chiamati a essere pellegrini di speranza» ha detto monsignor Mani nell’omelia citando le parole usate da papa Francesco nel decreto di indizione del Giubileo. Pur vivendo tempi difficili – «Maria, i tuoi figli si stanno uccidendo, il cielo è pieno di droni e di missili e noi dovremmo far festa? Forse dovremmo piangere» – monsignor Mani ha sottolineato che «la speranza è Dio e Dio è il Dio dell’impossibile. Così rispose l’Angelo a Maria, sconvolta per la notizia che doveva diventare mamma senza conoscere uomo, niente di più assurdo: tutto è possibile a Dio. Ecco perché non siamo matti a far festa in queste circostanze in cui viviamo, perché abbiamo la speranza della vittoria del bene e chiamiamo Maria nostra speranza». Poi un ricordo di monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato scomparso due anni fa e amico d’infanzia di monsignor Mani, definito dal Presule: «testimone di speranza, fede e fiducia in Dio».
Nonostante la minaccia di pioggia sono state tante le persone che hanno deciso di partecipare al pontificale della Natività di Maria, la festa più cara ai pratesi tra le cinque occasioni annuali nelle quali la Sacra Cintura della Madonna viene mostrata in pubblico. Nelle prime file della cattedrale era presente la sindaca Ilaria Bugetti, al suo primo 8 settembre da prima cittadina, insieme alle altre autorità cittadine. Tra queste il prefetto Michela Savina La Iacona, il presidente della Provincia Simone Calamai, il questore Pasquale Antonio De Lorenzo e le parlamentari Erica Mazzetti e Chiara La Porta, l’assessore regionale Stefano Ciuoffo e i rappresentanti dei Comuni del territorio pratese.
In cattedrale anche alcuni rappresentanti delle comunità straniere che vivono sul territorio pratese, vestiti con gli abiti tradizionali, tipici delle loro culture di provenienza. Erano presenti rumeni, cinesi, nigeriani, cingalesi, pachistani e albanesi.
Come annunciato, al termine del pontificale la celebrazione si è spostata nella Cappella del Sacro Cingolo. La Sacra Cintola appartiene alla città di Prato e la sua proprietà è simboleggiata dal possesso delle tre chiavi che servono ad aprire il cofano dell’altare dove viene custodita da oltre otto secoli la preziosa reliquia. Due sono di proprietà del Comune di Prato e una appartiene al Capitolo dei canonici della cattedrale. Ogni anno, in questa occasione, il Comune dona alla Diocesi i ceri votivi per illuminare la Cappella. «Questa città sa stare unita anche nei momenti più difficili e di questo vi ringrazio. Grazie per aver capito», ha detto la sindaca Ilaria Bugetti. Alla consegna dei ceri sul sagrato della cattedrale, la sindaca ha preso la parola per un breve messaggio alla città. «Ringrazio il grande cuore di Prato che ha capito la scelta difficile che ho dovuto prendere di fronte all’allerta meteo arancione. Mi avete dimostrato vicinanza e ancora una volta la capacità di restare uniti. Ringrazio sin da ora la protezione civile e i suoi volontari che si stanno organizzando per affrontare con la massima attenzione le prossime ore che si preannunciano difficil. Così come ringrazio i dipendenti comunali che hanno lavorato senza sosta per questo 8 settembre così particolare. In questo contesto non dimentichiamo di festeggiare ugualmente l’8 settembre. Nella sua omelia l’arcivescovo emerito di Cagliari, Giuseppe Mani, ci invita ad avere un cuore aperto. Ecco, dobbiamo averlo soprattutto nei momenti più difficili. Restiamo uniti, fianco a fianco, saremo più forti. Buon 8 settembre a tutti!».
«Questo dono ricorda quanto la città è legata a Maria e alla Chiesa di Prato – ha detto il vescovo Giovanni Nerbini rivolgendosi alla sindaca Ilaria Bugetti – per noi questo non è un segno che appartiene al passato, a una storia gloriosa che affonda le sue radici nei secoli e che ha connotato la nostra città anche nella sua conformazione, ma il segno di un legame che si va stringendo anche nel presente e nel futuro. Questa collaborazione è nel segno della città e di tutti coloro che la abitano, che qui gioiscono e qui soffrono».
Poi l’antico rito dell’ostensione, officiato dall’ospite, monsignor Giuseppe Mani, alla presenza di due testimoni: il prefetto di Prato Michela Savina La Iacona e la sindaca di Mussolente, Ellena Bontorin, Comune vicentino legato a quello di Prato da un patto di amicizia.
Per tre volte, come previsto dal cerimoniale, la Sacra Cintola è stata mostrata ai fedeli dalla loggia interna, detta «del Ghirlandaio», e all’esterno dal pulpito di Donatello. Il rito è stato bagnato da qualche goccia di pioggia, che non ha impedito ai tanti pratesi presenti in piazza Duomo di partecipare all’ostensione muniti di ombrello. La tradizione, dunque, è stata rispettata.