8 Agosto 2024

Suicidi alla Dogaia, il garante: “Non porta consenso occuparsi di detenuti”

"Siamo al quarto da dicembre e “c’è il rischio di assuefarsi, di considerare queste morti solo numeri da usare come statistiche".


“È una tragedia senza fine. Uno stillicidio che pare nessuno voglia davvero arrestare perché non porta consenso. Nel carcere della Dogaia, a Prato, in due settimane si sono tolti la vita due detenuti. Siamo al quarto da dicembre e “c’è il rischio di assuefarsi, di considerare queste morti solo numeri da usare come statistiche. Nelle carceri italiane l’exitus di vite inutili è diventato normale”. È quanto sostiene il garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani che afferma: “La responsabilità è di chi ha tralasciato per decenni di affrontare il problema sul presupposto che non produca consenso. Di chi oggi si rifiuta di cogliere la gravità del momento, poiché prima o poi le situazioni estreme esplodono” afferma ancora Fanfani.
“La responsabilità è di chi si riempie la bocca di parole senza avere il coraggio di affrontare la situazione per quello che è. Di chi fa finta di non vedere o non comprende ciò che vede” afferma il Garante manifestando “preoccupazione” per le recenti dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Erica Mazzetti proprio sul carcere della Dogaia.

E la responsabilità, a detta di Fanfani, “è anche di un Governo che, trovandosi oggi a gestire una evidente emergenza, non ha la volontà politica, la determinazione o il fondamento culturale per affrontare la gravità del problema”.

“In carcere si muore perché manca tutto. Ci sono problemi evidenti che ormai ripeto da anni: caldo estremo, sovraffollamento, cimici, blatte, violenza, solitudine. Soprattutto, e anche questo lo sottolineo e lo ripeto senza sosta, manca la cultura della speranza che si costruisce ricreando le condizioni perché i detenuti possano pensare di rifarsi una vita o di uscire diversi”.