“È una tragedia senza fine. Uno stillicidio che pare nessuno voglia davvero arrestare perché non porta consenso. Nel carcere della Dogaia, a Prato, in due settimane si sono tolti la vita due detenuti. Siamo al quarto da dicembre e “c’è il rischio di assuefarsi, di considerare queste morti solo numeri da usare come statistiche. Nelle carceri italiane l’exitus di vite inutili è diventato normale”. È quanto sostiene il garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani che afferma: “La responsabilità è di chi ha tralasciato per decenni di affrontare il problema sul presupposto che non produca consenso. Di chi oggi si rifiuta di cogliere la gravità del momento, poiché prima o poi le situazioni estreme esplodono” afferma ancora Fanfani.
“La responsabilità è di chi si riempie la bocca di parole senza avere il coraggio di affrontare la situazione per quello che è. Di chi fa finta di non vedere o non comprende ciò che vede” afferma il Garante manifestando “preoccupazione” per le recenti dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Erica Mazzetti proprio sul carcere della Dogaia.
E la responsabilità, a detta di Fanfani, “è anche di un Governo che, trovandosi oggi a gestire una evidente emergenza, non ha la volontà politica, la determinazione o il fondamento culturale per affrontare la gravità del problema”.
“In carcere si muore perché manca tutto. Ci sono problemi evidenti che ormai ripeto da anni: caldo estremo, sovraffollamento, cimici, blatte, violenza, solitudine. Soprattutto, e anche questo lo sottolineo e lo ripeto senza sosta, manca la cultura della speranza che si costruisce ricreando le condizioni perché i detenuti possano pensare di rifarsi una vita o di uscire diversi”.