19 Giugno 2024

Bosco delle Neofite: i botanici preoccupati per la biodiversità

"Si mostra di trascurare totalmente i rischi legati all'introduzione di specie aliene ed invasive potenzialmente dannose per gli ecosistemi".


Preoccupazione per la biodiversità e per i messaggi trasmessi con la progettazione e realizzazione del ‘Bosco di Neofite’, pensato come piano di forestazione nell’area di Tobbiana-Allende a Prato, inaugurato alla fine di maggio. E’ quanto esprime, in sintesi, la comunità scientifica botanica nazionale e toscana, rappresentata dalla Società botanica italiana, dalla Società italiana di biogeografia e dalla Società italiana scienza della vegetazione.
Il parco è composto da oltre 150 piante di specie diverse, per trasformare 7.500 mq intorno alle case di edilizia residenziale pubblica di Tobbiana Allende di Prato, dare vita ad un polmone verde, in una zona particolarmente soggetta a inquinamento, e restituire spazio pubblico alla collettività. Il Bosco delle Neofite è stato realizzato grazie alla raccolta fondi ‘Arte per la riforestazione’ e commissionato al professor Stefano Mancuso e al Pnat (Project Nature), spin-off dell’Università di Firenze, ed organizzato da Associazione Arte Continua in collaborazione con il Comune di Prato.
In una nota congiunta le associazioni ricordano che le piante neofite “fanno parte delle specie aliene” e “il loro utilizzo deve avvenire in un contesto di sostenibilità”, in quanto “una volta introdotte, molte specie aliene possono diffondersi in modo incontrollato, come sta accadendo proprio adesso con il granchio blu”. “Sebbene il progetto Bosco di Neofite consista nella realizzazione di un parco urbano – si osserva ancora -, e rappresenti un pericolo moderato per la biodiversità nativa, come comunità scientifica botanica riteniamo dover porre in evidenza la poco felice strategia di comunicazione con cui è stata presentata questa iniziativa, con l’analogia tra le migrazioni di esseri umani e l’introduzione artificiale di specie che mai sarebbero arrivate con i loro mezzi biologici”.

Mancuso, riferendosi alle piante aveva infatti dichiarato che:  “Sono come dei migranti che nel tempo diventano degli autoctoni e per questo dobbiamo lavorare sul tempo e sulla loro crescita per creare una comunità”.
“Inoltre – proseguono i botanici – alcune delle specie utilizzate nel progetto sono ben note neofite invasive in Europa (varie specie del genere Eucalyptus, Quercus rubra, Robinia pseudoacacia, per esempio), e si mostra così di trascurare totalmente i rischi legati all’introduzione di specie aliene ed invasive potenzialmente dannose per gli ecosistemi”.

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