31 Maggio 2024

Inchiesta corruzione: affari e favori, i legami tra il tenente colonnello e l’imprenditore arrestati

Accessi abusivi alle banche dati, ispezioni “mirate” e cene per accreditarsi con personaggi influenti della città


Lo chiamava ironicamente “Generale”, e come se per lui fosse un superiore, il tenente colonnello Sergio Turini si sarebbe messo a disposizione dell’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci, fornendogli informazioni riservate su vari soggetti, di cui entrava in possesso in ragione del suo ruolo di comandante della Compagnia di Prato, come quelle relative all’indagine su un operaio, “una specie di capetto” che poteva essere arrestato ed in tal caso doveva essere rimpiazzato per tempo dall’imprenditore. Un legame consolidato, “di asservimento” – come scrive il gip – al punto che Turini, sempre secondo l’accusa, suggerisce l’ispezione di un altro reparto dell’Arma, quello del Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro – presso un’officina per fare un favore a Matteini Bresci, il quale aveva precedentemente assoldato l’investigatore privato Moretti al fine di trovare le prove utili a licenziare un dipendente infedele del Gruppo Colle.

L’ordinanza di custodia cautelare – che ieri ha posto in carcere Turini e agli arresti domiciliari l’amministratore delegato del Gruppo Colle Matteini Bresci e Roberto Moretti, titolare di un’agenzia investigativa di Torino – tratteggia un quadro di favori che gli inquirenti ritengono frutto di un accordo corruttivo.

Dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, in cui sono citate diverse intercettazioni, emerge il desiderio di Turini di accreditarsi anche tramite la figura di Matteini Bresci sempre più con il fior fiore dell’imprenditoria pratese, “gente con i denari veri, impaccati pesanti” come dice al telefono, partecipando a cene di gruppi di affari e dispensando favori in maniera disinvolta, per ottenere in futuro altri tornaconti, quali la partecipazione ad occasioni di investimento in attività commerciali o eventuali opportunità per il figlio.

Turini, secondo l’accusa, avrebbe beneficiato di un viaggio di una settimana a New York compiuto a novembre scorso dal figlio assieme a Matteini Bresci e alla di lui compagna. Sarebbe stato proprio l’imprenditore tessile a pagare l’intera somma all’agenzia viaggi, circa 16.000 euro, ricevendo dal tenente colonnello Turini un bonifico di soli 1.000 euro a titolo di “rimborso spese” per la parte spettante al ragazzo.

Altra utilità contestata è l’interessamento di Matteini con il sottosegretario agli affari Esteri Giorgio Silli, affinché quest’ultimo, non indagato, intercedesse con il comando generale dell’Arma dei Carabinieri e perorasse tramite una lettera la permanenza di Turini a Prato. Un obiettivo che non si è concretizzato, visto che l’ufficiale era stato assegnato a Potenza.
Giorgio Silli è stato ascoltato oggi per quasi tre ore in Procura a Firenze come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta: “Ho risposto alle domande del procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dei pm Lorenzo Gestri, Lorenzo Boscagli e Massimo Petrocchi – ha detto il sottosegretario uscendo dal palazzo di giustizia di Firenze -. Conosco Matteini Bresci come un imprenditore illuminato che si è sempre interessato del territorio. E come faccio con tanti altri esponenti delle associazioni di categoria mi sono interessato a una questione che mi aveva sottoposto: ogni giorno mi vengono rappresentate decine di casi. Io in assoluta buona fede mi sono mosso in maniera trasparente”.

Secondo le accuse Turini, che è indagato anche per peculato, omessa denuncia di reato all’autorità giudiziaria e omissioni di atti d’ufficio, intratteneva rapporti anche con imprenditori cinesi e potrebbe essere il socio occulto dell’investigatore privato torinese Roberto Moretti, a cui avrebbe passato alcuni “lavoretti”, per indagare su imput di imprenditori amici, o partendo da informazioni ricevute nell’ambito del proprio lavoro di ufficiale, come nel caso di un possibile ricatto ai danni di un’anziano.