12 Aprile 2024

In dono al Museo Italiano di Scienze Planetarie un frammento della meteorite “Monte Costone”

Si tratta di una condrite ordinaria, il dodicesimo campione italiano conservato a Prato


Salgono a 12 i campioni di meteoriti cadute in Italia conservati a Prato, al Museo Italiano di Scienze Planetarie, sui 47 ufficialmente riconosciuti dalla Meteoritical Society. Merito di una recente donazione, un frammento di un grammo della meteorite “Monte Costone”, classificata come condrite ordinaria, dalla massa originale di 224 grammi.

A scoprirla e raccoglierla il 16 giugno del 2020 è stato un giovane cercatore, Federico Pogliani, che con la sua cagnolona Akira percorre in lungo e largo le Alpi Orobie nella zona di Bergamo in cerca di minerali e fossili. La meteorite è stata rinvenuta ad Alzano Lombardo, si trovava in superficie, ben visibile nel contesto del terreno di bianca Dolomia della zona. Le prime indagini sono state condotte dall’Università di Padova che ha avviato l’iter di classificazione, approvato poi dalla Meteoritical Society a metà del marzo di quest’anno. Federico è arrivato quindi a Prato con una piccola porzione del suo tesoro per consegnarla al Museo, nelle mani della Conservatrice del Museo Daniela Faggi.

“Ogni donazione è prima di ogni altra cosa un importante atto di fiducia dei cittadini verso il Museo che costituisce ormai un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale”, conferma il direttore del Parsec Marco Morelli. “In questo caso particolare, l’acquisizione di una nuova meteorite italiana dà un contributo molto importante al lavoro che stiamo facendo negli ultimi anni e che vede il personale del Museo impegnato in approfondite ricerche storiche e scientifiche che hanno permesso di recuperare campioni rarissimi e introvabili sul mercato. L’ambizione è quella di avere una collezione – la più completa possibile – di meteoriti italiane cadute e rinvenute per lo più nel secolo scorso o, addirittura, nei secoli precedenti”.

“Il recupero di frammenti di meteoriti italiane”, prosegue la conservatrice del Museo Daniela Faggi, “spesso tenute in luoghi non adatti per la loro perfetta conservazione, permette di mettere al sicuro questi campioni che, protetti in ambienti con umidità, temperatura e atmosfera controllata, possono essere così preservati dai fenomeni di alterazioni legati al contatto con l’ambiente terrestre, permettendo di preservare le caratteristiche chimiche e fisiche di queste meteoriti per coloro che in futuro vorranno a osservarle o studiarle”.