21 Aprile 2024

Edoardo Orlandi: “Il mio libro sul Mostro di Firenze. I delitti raccontati dai protagonisti”

Nel romanzo appena pubblicato da Giunti gli omicidi del serial killer sono narrati con la voce di parenti e amici delle vittime, di un carabiniere, un soccorritore, un guardone


“In prima elementare giocando nel giardino della scuola di Comeana, sentivo gli altri bambini gridare ‘Scappa dal Mostro!‘, come in altri momenti avrebbero urlato ‘Scappa dal lupo!’. Arrivavo a casa e in tv davano in diretta il processo Pacciani. Sono nato tre anni esatti dopo l’ultimo delitto e cresciuto quando la vicenda giudiziaria era giunta in aula. Interessarmi del Mostro fu quasi spontaneo, specie dopo che nonno Valter mi aveva iniziato alla passione per il genere crime, i gialli, il mistero”.
Edoardo Orlandi, 35 anni, pratese, avvocato penalista, ricercatore in criminologia e medicina legale all’Università di Firenze, ha trasformato in letteratura il precoce interesse per il serial killer che fra il 1968 e il 1985 uccise otto coppie appartate in auto o in tenda nei boschi della provincia di Firenze.
Un mese fa, l’uscita per Giunti del libro “Nessuno – Voci nella storia del Mostro di Firenze“, ispirato all’omonimo podcast, in rete dal 2021. Podcast e libro sono firmati da Edoardo Orlandi ed Eugenio Nocciolini, pure 35enne, calenzanese, drammaturgo e insegnante di teatro. Proprio a teatro, i due si incontrarono: Nocciolini scriveva testi, Orlandi recitava.

Alla confezione del podcast ha partecipato Andrea Casagni.

Il podcast “Nessuno”

Di “Nessuno”, versione podcast e versione romanzo, parliamo con Edoardo Orlandi.

I bimbi in genere restano attratti da un supereroe, un calciatore, un astronauta. Lei, da quanto ci ha detto, dal Mostro.
“In questo, sono stato un frutto dei tempi. Comeana è il centro abitato più vicino al luogo del delitto del 1968, avvenuto a Signa e lì, tanti anni dopo, del Mostro si avvertiva ancora l’inquietante vicinanza. Inoltre, i miei genitori sono nati nel 1960, hanno vissuto come i loro amici la paura del Mostro, che li accompagnò all’inizio del loro amore, del fidanzamento. Sono cresciuto con la curiosità di approfondire quella vicenda”.

Una curiosità comune a molti. I delitti sono stati vivisezionati all’estremo dettaglio.
“Esiste un vero e proprio onanismo giornalistico e letterario, incentrato sulla ricerca del particolare. A me interessano altri aspetti. Il primo, stimolato dai racconti di vita dei miei genitori e dei loro amici, è il contesto socio-culturale in cui i delitti sono maturati e gli effetti che hanno provocato su abitudini e stili di vita della comunità. L’altro, è un profondo interesse verso le vittime, dirette e indirette”.

Partiamo dal contesto socio culturale.
“La società colpita dai delitti è legata a un cattolicesimo che condanna i rapporti prematrimoniali e ‘intramurari’: guai appartarsi nella propria cameretta, più tollerato farlo nella casa al mare o in montagna o, con somma ipocrisia, in macchina, fra disagi e pericoli”.

Quando, di delitto in delitto, si diffuse la psicosi, anche i genitori più casalinghi presero a uscire il sabato sera, lasciando casa libera ai ragazzi.
“È ciò che raccontavano mio padre e mia madre. I loro genitori presero ad uscire a cena, chiamavano dal ristorante al momento di ripartire, dando ai ragazzi il tempo di ricomporsi e farsi trovare davanti al televisore, salvando le apparenze. L’altro mio nonno raccontava, sorridendo, di aver rischiato di impoverirsi, con tante cene fuori, lui che aveva tre figli…”.

Edoardo Orlandi ed Eugenio Nocciolini

Fatale, che tanti delitti innescassero paura, incidessero sulle abitudini delle famiglie.
“Vero, ma alla base restava l’ipocrisia, un rapporto genitori -figli fatto di tabù e mancato dialogo”.

Colpevolizzando le famiglie, si rischia di fornire attenuanti per delitti di gravità inaudita.
“No, è solo la constatazione del quadro sociale, del dialogo intercorrente fra generazioni”.

Giampiero Vigilanti, più volte indagato come Mostro di Firenze, deceduto a inizio 2024

Come si manifesta la vostra attenzione nei confronti delle vittime?
“La Beretta che ha colpito a morte i sedici fra ragazzi e ragazze ha in realtà provocato molte più vittime indirette, all’interno della societa”.

Chi sono?
“Tutti coloro che presero ad aver paura per sé o i propri cari. I soccorritori e gli inquirenti che osservarono scene da cui resteranno per sempre segnati. Quanti sono stati ingiustamente accusati, arrestati, scagionati. Moltissimi sono rimasti colpiti dall’effetto indiretto dei delitti. Alle loro figure, Eugenio Nocciolini ed io abbiamo rivolto le nostre attenzioni”.

In che modo?
“Già nei podcast avevamo deciso di raccontare ciascuno degli otto delitti attraverso personaggi narranti che cambiano ogni volta. Ovviamente la ricostruzione è di fantasia, ma i contenuti sono attinti dalla ricostruzione dei fatti emersa dalle indagini e dal materiale processuale. Così, scopriamo che le ‘vittime’ del Mostro sono praticamente infinite”.

Chi narra i vari delitti, nel podcast e nel libro?
“Per quello dell’estate 1981 parlano un guardone e la persona che fece la scoperta dei corpi. Per l’assassino della coppia a Travalle parla Cinzia Cambi, sorella di Susanna, la ragazza uccisa. E faccio parlare gli amici della coppia, ispirandomi ai miei genitori, conoscenti di Stefano Baldi. Per il delitto del 1974 ricostruiamo pensieri e stati d’animo del giovane e della ragazza uccisi; per il delitto di Baccaiano il maresciallo dei carabinieri e un volontario dell’ambulanza. Per il primo delitto, del 1968, con la coppia uccisa mentre faceva l’amore col bimbo di lei che dormiva sul sedile posteriore, immaginiamo i pensieri di Natalino Mele, che a otto anni sopravvisse all’orrore di cui fu testimone. L’unico testimone vivente dei delitti del Mostro”.

Due delitti hanno avuto per vittime dirette una coppia francese e due uomini tedeschi. Per le due vicende, a chi avete assegnato il ruolo di narratori?
“Per i tedeschi, che scelsero Firenze come mèta del proprio viaggio in quanto all’epoca era considerata capitale del mondo gay, parla Elio, il giovane che fa conoscenza con loro fra la Loggia dei Lanzi e il Tabasco, la prima discoteca per omosessuali d’Italia, a due passi da piazza Signoria. Elio accompagna Horst e Uwe nelle ultime ore della loro vacanza in cerca d’amore, che invece li vide consegnarsi alla morte. Per i due francesi, parla Nessuno, il Mostro in persona, che li intercetta alla festa in paese e medita il colpo, l’ultimo della serie, portato a segno la sera stessa”.

Degli otto, qual è il delitto che le è rimasto particolarmente impresso?
“Quello di Vicchio dell’84. Perché Pia Rontini era praticamente una bambina, non dimostrando per aspetto i 18 anni da poco compiuti. Perché fino ad allora, malgrado l’allarme per i quattro delitti in due anni, le coppie continuavano ad appartarsi e solo dopo la tragedia di Vicchio interruppero l’abitudine. Non a caso, le vittime successive furono due francesi, ignari dei rischi. Infine, perché Pia e Claudio furono uccisi dopo i vani arresti prima di Vinci, poi di Mele e Mucciarini, risultati estranei e rimessi in libertà”.

“Nessuno” edito da Giunti

Il libro “Nessuno” sta già riscuotendo successo. Come avviene per ogni opera letteraria o cinematografica ispirata al Mostro. Perché questa vicenda colpisce così tanto in ogni parte del mondo?
“Perché ha un intreccio che sembra scritto dal più bravo sceneggiatore mai esistito e invece è tutta cronaca, anzi ormai storia. Fatti reali, ma così inconsueti, tempestivi, da sembrare frutto di fantasia”.

Ad esempio?
“Natalino Mele che bussa a una casa dicendo che la mamma è il suo uomo sono stati uccisi in auto. Il ragazzo francese che vede il Mostro, scappa, è inseguito e ucciso. I delitti che avvengono poco dopo l’arresto di presunti responsabili”.

C’è altro?
“Il fatto che ogni spettatore si scopre potenziale vittima. Chiunque, nella vita, si è scambiato almeno un bacio in macchina ed è facile immedesimarsi, capire il rischio corso esponendosi al killer. Infine, intriga moltissimo la circostanza che il caso non sia mai stato risolto”.

Orlandi e Nocciolini con Andrea Casagni, autiri del podcast Nessuno

I Misteri d’Italia.
“Come via Poma, come Emanuela Orlandi, come i casi ‘politici’ legati al terrorismo su cui non è stata fatta piena luce. Anzi, mi sorprende che nel caso del Mostro non sia stata tirata in ballo la banda della Magliana, immancabile, in genere, in casi come questo”.

C’è un aspetto che potrebbe aver inciso sulla popolarità mondiale raggiunta dai delitti del Mostro: che avvengono in Toscana, la terra in cui la bellezza della natura è stata uguagliata dalla bellezza creata dall’uomo.
“Firenze, città condannata al bello, acquista un inimmaginabile volto sporco, torbido, di crudeltà infinita. E fatalmente per questo contrasto la città vede accrescere il proprio fascino agli occhi di chi la osserva da ogni parte del mondo”.

Il volto di una Toscana nera, inospitale e cattiva. Come lo è per Pinocchio, insidiato da mille rappole e trabocchetti. E nella storia, affiora la Toscana malmostosa di Mamma Ebe e dell’occulto. La terra di vicende torbide come il caso Lavorini…
“E del Forteto, lo scandalo al quale anni fa dedicai un podcast per Radio Dj (“L’isola che non c’era: la favola nera del Forteto” ndr), e dove come in un frullatore, si trovano mischiati gli ingredienti del degrado di una parte di società: il crimine, il potere, la cultura, l’ipocrisia, il sesso, l’abuso, le coperture, gli scheletri che ognuno ha nel proprio armadio”.

Tornando al Mostro: secondo lei, chi è?
“Harris, il creatore di Hannibal Lechter dice che quel suo personaggio è il Mostro, avendone ambientata una storia nella zona degli Uffizi. In realtà, per il sapere comune, a commettere i delitti è stato Pietro Pacciani, anche se poi venne assolto. Ma potrebbero essere stati anche Lotti, Vigilanti, Narducci, i compagni di merende, i guardoni che, tramite inserzioni sulla Pulce, si scambiavano informazioni e appuntamenti, e che ‘vendevano’ ad altri voyeurs le zone di competenza. Se i mostri sono tanti, sono troppi e allora potrebbero esserlo tutti. Se sono tutti, è come se fossero nessuno. Anzi, il Mostro è proprio Nessuno”.

Già, Nessuno. Come il titolo del libro.

 

disegno di Marco Milanesi

Edoardo Orlandi