8 Aprile 2024

C’era una volta la Balena bianca: un libro sui democristiani di Prato

Nicola Longo ha riunito in una pubblicazione il curriculum politico di novanta Dc pratesi


Cos’è la nostalgia? Per Nicola Longo, membro della vastissima comunità che dal Sud Italia si spostò a Prato nel dopoguerra, la risposta è semplice: nostalgia è Democrazia Cristiana. Il partito che per mezzo secolo governò il paese mantenendo un equilibrio spesso sofferto, che tuttavia valse a impedire spostamenti e fughe a sinistra e ritorni a destra.
Per manifestare non solo la nostalgia ma anche e soprattutto l’orgoglio di essere stato e continuare a sentirsi democristiano, Nicola Longo, 73 anni, ha riunito nelle 292 pagine del volume “La Democrazia Cristiana a Prato – Ricordi e memorie” nomi, vita, opere, documenti e fotografie di circa novanta persone e personaggi da lui frequentati, che dal Dopoguerra alla fine della prima Repubblica e oltre hanno militato nei ranghi dello scudocrociato. Da esponenti di spicco dei governi post bellici come Guido Bisori, più volte sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Mario Santi, senatore, Rinaldo Innaco, consigliere regionale, fino agli eletti nei Consigli di Quartiere, ai segretari di sezione o dei circoli di paesi e frazioni, pochi mancano  all’appello di Longo. Il quale ha contattato ogni protagonista, affinché gli inviasse il curriculum e più o meno sostanziose descrizioni del proprio operato in politica. Ne risulta un viaggio nel tempo e nel piccolo, ma affollatissimo spazio dell’attuale Provincia di Prato attraverso le vite degli uomini e delle (rare) donne dei democristiani pratesi. Pratesi per nascita o, come Longo stesso, per scelta personale o familiare. Oppure pratesi per ragione di partito, con le digressioni nelle biografie degli uomini che da fuori (in genere da Firenze) ebbero influenze e contatti frequenti con Prato, come Carlo Casini, Pontello, Matulli, Bartolozzi, Stegagnini, Bisagno.

Nicola Longo (a sinistra)

Ove i soggetti sono passati a miglior vita e mancano le “autodichiarazioni”, supplisce la rete, con schede, storie e aneddoti reperiti nel web. Se ne ricava un ritratto della Dc pratese perennemente subalterna al Partito Comunista nell’esito delle urne, ma orgogliosa nell’intraprendere originali vie di una spesso costruttiva opposizione. E si ricavano vite di professionisti artigiani, qualche industriale, operai, madri di famiglia lanciati per passione nell’agone politico dal quale erano certi di non ricavare nessuna prebenda, nessun incarico di comando, fino a quando durò la Prima Repubblica. Perché a Prato e in quasi tutta la Toscana e l’Emilia, la Dc fu oggetto di una sorta di conventio ad excludendum che la vide fuori da enti e assessorati, ma presente nel governo delle banche (vedi alla voce  Bambagioni), del turismo, di istituzioni vicine al mondo cattolico.

Con la fine di Mani pulite, che anche qui mietè vittime ed elesse vincitori, si aprì la diaspora, mai ricomposta, fra ex Dc confluiti a destra o a sinistra. Anche per loro si aprirono le porte del Comune (Lucchesi e Giacomelli vicesindaci di Mattei), della Regione (Caverni eletto consigliere nel centrodestra prima di essere assessore con Cenni), della neonata Provincia, con le presidenze Mannocci, Logli e Gestri, dei governi Renzi e Gentiloni (Giacomelli sottosegretario alle telecomunicazioni). E a decine furono assessori e membri di cda.

Sullo sfondo, il ritratto di una città in altri tempi troppo indaffarata per consentire ai propri imprenditori di dedicarsi all’arte cara al Machiavelli relegandoli solo fra pezze e filati. E non fu malissimo: negli anni in cui solo Pci, Dc e Psi avevano qui sedi di federazioni e gli altri partiti si limitavano ad esser sezioni delle più importanti consorelle fiorentine, quando insomma, la politica era assai meno rappresentata, Prato pianificò e realizzò depuratore, Interporto. Macrolotti.

Il collage pazientemente realizzato da Longo non senza qualche ingenuità (ammette candidamente di non avere “intenzioni super editoriali”), rappresenterà una bussola e una mappa per orientare chi vorrà studiare la politica cittadina degli anni ruggenti e di altri periodi che resero i pratesi meno euforici.

Con l’appendice dei manifesti del Dopoguerra dai quali non si facevano sconti ai rivali e frasi come “pericolo comunista”, Bolscevismo” e “Baffone” trionfavano minacciosi sui cartelloni elettorali. Mancano solo Don Camillo e Beppone. O forse c’erano anche qui, ma non c’era un Guareschi a raccontarli.

Il libro fu stampato in tiratura limitata in autunno 2023 e ristampato di recente. Per informazioni nicolalongo50@gmail.com

 

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Disegno di Marco Milanesi