Quei tre euro al terzista pratese sul maglione venduto a 800
Moda e lusso segnano un nuovo boom sul fronte della redditività. E torna alla mente la riflessione di un imprenditore
Una dozzina di anni fa un amico, imprenditore terzista nel tessile, mi indico il cardigan che stava indossando: “Vedi questo?” In negozio costa 800 euro. Sai quanto ne viene a me, che ho trattato la materia prima? E mi indicò una cifra non ricordo se di poco superiore o appena inferiore a 3 euro.
L’episodio torna in mente leggendo il report relativo ai ricavi 2023 del settore moda con vista sul lusso. Ossia i marchi dell’abbigliamento fra i quali, a parte Zara, figurano i gruppi dell’alta moda. Il settore è secondo per redditività nel panorama mondiale, preceduto solo dalla farmaceutica, ma con investimenti decisamente inferiori rispetto a questa. Farmaceutica che negli ultimi anni ha rivestito un ruolo da protagonista in seguito ai ben noti eventi.
Tre euro di lavorazione su un prodotto venduto a 800: le cifre sono di allora, ma aggiornandole vien da pensare che il prezzo sia aumentato e la tariffa no. O comunque non in proporzione. Nel report si legge fra mille altri aspetti, che i marchi Usa fanno leva su fornitori asiatici, mentre gli europei acquistano nel vecchio continente con “strategia di prossimità” a garanzia della qualità. Non è difficile argomentare che l’Italia sua fra i paesi fornitori più utilizzati e, a cascata, Prato il distretto maggiormente coinvolto. Non dirò niente di nuovo, ma è bene ricordare che dietro i tre euro di margine dell’amico ci sono decine e decine di lavoratori, macchinari che costano milioni e milioni, costi per energia e materie prime sempre più rilevanti. E che il prezzo del cardigan lievita nei vari passaggi della logistica, in ricarichi connessi a inestimabili e rispettabilissimi beni immateriali, a partire dal marchio. Fra i big della moda e i bravissimi imprenditori che li forniscono i rapporti di forza sono ìmpari. Ma è bene ricordare che senza questi ultimi le griffe non avrebbero la qualità indispensabile per sostenere reputazione del marchio e scontrini altissimi. Se esiste una giustizia distributiva, quei tre euro rispetto a 800 – indicizzati al 2024 – non la rispettano affatto. È una banalità, ma di fronte alle cifre del report della moda viene spontaneo ribadirla.