“Basta con la pipì dei cani, abbiate rispetto per chi non vede”
Accorato cartello affisso sulla soglia di un palazzo in centro storico
Un cartello scritto forse in modo frettoloso (si evince dalla grafia e dall’inchiostro rosso tenue), affisso in modo precario al portone di un palazzo, con un’accusa rivolta non agli animali (è scontato, ma è bene chiarirlo), ma agli esseri umani che li detengono. Non se ne può più della pipì dei cani sulla sogiia di casa. Con un’avvertenza difficilmente ignorabile. Riguarda persone non vedenti che transitano da quel luogo e non hanno alcuna difesa per evitare le conseguenze delle deiezioni. E rincasano con scarpe e bastone maleodoranti.
Il cartello si nota in una via fra le più frequentate del centro storico di Prato.
L’appello è accorato e nel complesso rispettoso nel sollecitare rispetto.
Ci sono aree di sgambatura. D’accordo, il cane può decidere di scaricarsi durante il tragitto e chi lo ferma? Non servono – è provato – gli avvertimenti con richiamo al codice penale, come da cartello affisso a un palazzo storico di recente restaurato in centro.
Alla vescica degli animali non si comanda ed è impossibile ovviare all’impellenza urinaria di una bestiola colta da stimolo. Ma a chi la porta al guinzaglio magari si puo rivolgere un appello, se è vero ciò che spiega la municipale ai cittadini che si lamentano: in presenza di agenti in divisa i proprietari deviano in altre strade e per cogliere bestiole e padroni in flagranza di pipì servirebbero agenti in borghese.
È un problema di educazione, in equilibrio fra buona volontà e tolleranza. Non facciamola diventare una guerra di religione.