6 Febbraio 2024

Machete in piazza Duomo: più forze dell’ordine, ma non basta

La zona va presidiata più intensamente. Ma per risolvere il problema serve un'opera più complessa


La reazione che meglio rarappresenta il grave fatto avvenuto domenica pomeriggio in pieno centro è la risposta delle persone – fino ad allora ignare – che hanno appreso  l’avvenuto assalto col machete in piazza Duomo alle tre . “Alle tre di notte“. È stata la loro risposta assertiva, senza punto interrogativo. “No, di giorno”. Interlocutori di sale, salvo esalare sgomenti frasi del tipo: a quell’ora ci passo tutti i giorni. Ora non ci vado più.

Si è rotto ogni freno inibitore ogni livello di impunità. “Espropriati della propria città”, è la frase ricorrente, ma fuorviante. Caso vuole che l’aggressione sia avvenuta nel giorno in cui sui giornali si annunciava il candidato del centro destra e il centrosinistra è sul punto di lanciare il proprio o la propria. E il peggior modo di avviare la campagna elettorale, ma anche il più realistico. Biffoni ha ricordato che la sicurezza non è compito dei Comuni, che da giorni la città è senza prefetto e che avrebbe preferito un contingente di carabinieri in più a quello dei militari che stanno per arrivare. Il centrodestra attacca il lassismo sull’insediamento di negozi etnici nella piazza, possibile base per la criminalità.

Buona campagna elettorale a tutti. Ma i mali di piazza Duomo non sono solo colpa di chi amministra ora o lo ha fatto negli ultimi anni. E non si risolvono con schermaglie dialettiche nel presente e l’immediato futuro. Nell’estate 2000 quando guidavo la redazione de La Nazione di Prato fui rimproverato dal direttore perché non abbastanza critico sul degrado di piazza Duomo. C’erano ancora Dall’Olmo, Migrana, la Cap, il Diamante, Biti, Innocenti telerie e mi pare Bata e Città di Milano, ma il declino era in corso, le catene (Bassetti) erano migrate ai Gigli, il crocevia Magnolfi-Cironi era sede di spaccio. Il caffè Brogi, simbolo dell’età dell’oro se non della città, almeno della piazza, chiuse nei primi anni Novanta. Il Muro di Berlino era caduto da poco, le migrazioni dall’Africa non ancora un fenomeno quotidiano. Ma Brogi chiuse. Intanto, la piazza si svuotava e si svuotavano le vie intorno con edilizia semplicemente vecchia e non antica, che i proprietari non avevano forze per recuperare: i palazzi di via Cironi, le “casine” di Canto alle tre gore e via Santa Margherita. Chi c’era è deceduto o se n’è andato verso abitazioni più confortevoli e con garage. Gli immigrati hanno riempito il vuoto ,ci.e i cinesi nei magazzini. Non risulta che nessuno di loro abbia cacciato con la violenza i vecchi residenti.

Gli aspetti che stridono sono due:
che siamo all’ombra del Duomo, nel cuore del centro non in una zona periferica e dimenticata a ridosso delle mura.
E che il fenomeno della crisi della dell’edilizia abitativa nei centri storici è comune a tutte le città di impianto medievale. Le altre a noi vicine hanno risolto con gli studenti se città universitarie. O coi turisti, avendo valorizzato da sempre le proprie risorse e bellezze.

Noi abbiamo un università “giovane” e di dimensioni ridotte e non abbiamo mai creduto al turismo pur avendo Lippi, le Carceri, il Castello. Se attorno al duomo si sono insediate centinaia di famiglie centroafricane è probabile che ce ne sia una, basta una sola, da cui esca l’uomo col machete. Gli aspetti sociologici non devono essere attenuanti o assolutori per chi commette crimini, ma se si vuol risolvere il problema vanno tenuti in considerazione. Se la zona fosse abitata da studenti o turisti forse ora saremmo a lamentarci per movida o snaturamento dell’identità della città.

Ma a quest’ultima abbiamo pensato da soli: altrove via Magnolfi sarebbe la strada con le case natali del più grande pittore del più grande scrittore pratesi (viventi esclusi): Filippino Lippi e Curzio Malaparte. Niente lo annuncia (solo parte lo fanno le targhe alle abitazioni), gli stessi pratesi non lo sanno. E ci meravigliamo se – dopo il blitz delle Iene del 2016 – tutta italia sapeva invece che è la via dello spaccio?

Buongiornoprato@tvprato.it

disegno di Marco Milanesi